L' operazione congiunta della DDA di Napoli e delle Squadre Mobili di Napoli e Frosinone ha portato all'esecuzione di 32 misure cautelari nei confronti di persone accusate di aver organizzato un vero e proprio "servizio" per introdurre droga, telefonini e armi nelle carceri italiane.
L'indagine è nata da un agguato a colpi di pistola avvenuto nel carcere di Frosinone nel 2021, in cui il detenuto Alessio Peluso, esponente del clan Lo Russo di Miano, aveva sparato contro un gruppo di altri detenuti.
Le indagini hanno accertato che la pistola utilizzata era stata consegnata al detenuto tramite un drone, che l'aveva depositata direttamente nella sua cella.
Il "servizio" di consegna di droga e telefonini era attivo in 19 penitenziari italiani, dal Piemonte alla Sicilia, e prevedeva un tariffario ben preciso: 1000 euro per uno smartphone, 250 euro per un telefonino tradizionale e fino a 7000 euro per mezzo chilo di droga.
Le tariffe imposte dai clan della camorra
La regia del traffico era in mano alla criminalità campana, che utilizzava un sistema di triangolazione per far circolare il denaro ricavato dall'attività illecita.
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Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha sottolineato la gravità del fenomeno e ha suggerito di installare disturbatori di frequenze nelle carceri per impedire l'uso di telefonini.
Le guardie carcerarie coinvolte nell'inchiesta sono in servizio negli istituti di Frosinone, Napoli - Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona.
L'operazione è un duro colpo al traffico di droga e telefonini nelle carceri italiane e rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata.
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