Omicidio Faucitano a Scafati: condanna all’ergastolo per Carmine Alfano

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Oggi pomeriggio i giudici della Corte d’Assise di Salerno (presidente Vincenzo Ferrara, a latere Gabriella Passaro) hanno emesso il verdetto nei confronti dei sette imputati, accusati a vario titolo dell’omicidio di Armando Faucitano, avvenuto il 26 aprile del 2015 nella piazzetta Falcone e Borsellino di Scafati, e di un attentato ai danni di un gruppo di stranieri avvenuto nelle stesso periodo alla periferia di Scafati.

La corte ha emesso una condanna all’ergastolo nei confronti di Carmine Alfano, ritenuto il mandante dell’omicidio, e ha condannato a 4 anni e due mesi di reclusione Giovanni Barbato Crocetta, accusato di riciclaggio per aver reperito la moto usata per l’agguato.

Carmine Alfano, secondo l’accusa, avrebbe organizzato l’omicidio del pregiudicato per un debito irrisorio contratto dalla vittima per l’acquisto di stupefacente. Una tesi contrastata dalla difesa di Alfano, rappresentata dagli avvocati Francesco Matrone e Giuseppe Della Monica, che nel corso de processo hanno sostenuto l’innocenza del proprio assistito e le incongruenze della tesi dell’accusa.

 Assolti invece Pasquale Rizzo e Marcello Adini

Assolti dall’accusa di omicidio Pasquale Rizzo (difeso dall’avvocato Pasquale Morra) e Marcello Adini (avvocato Francesco Matrone). Per entrambi il pm Giancarlo Russo aveva chiesto una condanna all’ergastolo per la partecipazione all’omicidio. Rizzo per aver ‘portato a dama’ la vittima quella mattina di aprile e Adini per aver partecipato materialmente all’omicidio insieme ad Alfano.

I giudici hanno ritenuto non sufficienti le prove a loro carico per emettere una condanna ed hanno disposto l’assoluzione e la scarcerazione immediata di Adini.

Assolti anche Vincenzo Pisacane e Matrone Antonio e Vincenzo Alfano – fratello di Carmine – accusati di reati minori.

Faucitano fu ucciso per un debito di droga di poche centinaia di euro

Armando Faucitano fu ucciso la mattina del 26 aprile del 2015 con tredici colpi di pistola, nella piazzetta Falcone e Borsellino. Secondo la procura che ha indagato per anni sul delitto, la vittima – all’epoca agli arresti domiciliari – era stato punito per non aver pagato un debito di poche centinaia di euro per l’acquisto di sostanza stupefacente.

Nei giorni seguenti al delitto fu trovata in un canale a pochi chilometri dal luogo del delitto, uno scooter nero che – secondo gli inquirenti – era stato utilizzato per l’omicidio. La moto portò all’individuazione di Giovanni Barbato Crocetta, condannato oggi per riciclaggio.

Nel corso del processo alcuni pentiti hanno addebitato l’omicidio a Carmine Alfano, ricostruendo la sua fitta rete di interessi nell’ambito dello spaccio di stupefacente, e descrivendolo come colui che gestiva la ‘piazza’ a Scafati e nei paesi limitrofi.

La mancata restituzione del debito da parte di Faucitano avrebbe fatto scattare, per l’accusa, la ritorsione e la decisione da parte di Alfano di eliminare la vittima.

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(Nella foto il luogo dell’omicidio e nel riquadro  a sinistra la vittima Armando Faucitano e il killer Carmine Alfano)


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