Filippo Turetta ha chiesto stamane agli operatori del carcere di Verona quando potra’ vedere i suoi genitori.
Ma l’incontro potra’ avvenire, come prevede il codice penale, solo dopo l’interrogatorio di garanzia fissato per martedi’ dalla giudice Benedetta Vitolo.
Intanto stamattina ha chiesto dei libri agli operatori del carcere Montorio di Verona, dove e’ detenuto con l’accusa di avere ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Libri che gli sono stati prontamente consegnati tra quelli nella disponibilita’ della struttura.
Il ragazzo e’ apparso “curioso” di sapere aspetti tecnici della carcerazione, come la tempistica per vedere i genitori e l’organizzazione della vita in cella.
Filippo la sua infanzia l’ha vissuta qui, come gli altri ragazzini, in una comunità che ama i suoi figli, fino a quando restano nel ‘guscio’, li coccola.. Ragazzi che poi, cresciuti, devono spiccare il volo. Così ha fatto Filippo, uscendo da Torreglia. Quelli che erano i suoi educatori, la catechista, ne parlavano bene, un ragazzino che partecipava, con un piglio convinto. Ma parliamo di molti anni fa”.
Così don Franco Marin, parroco di Torreglia, il paese di Filippo Turetta, ha parlato ai microfoni di RaiNew 24 del giovane accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin. “Questi giovani – ha aggiunto – sono nel nostro cuore: Giulia per un verso, Filippo per l’altro.
Dobbiamo stare attenti però a non trovare il capro espiatorio che ci distrae dalle nostre ‘colpe’; non siamo noi colpevoli di femminicidio, ma siamo esposti al rischio che alberghi nel nostro cuore questa mentalità violenta”.
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