Resti sommersi a Capri: recuperato un nucleo di ossidiana

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A seguito dell’individuazione, ad ottobre, di resti sommersi nei pressi della Grotta Azzurra di Capri, la Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli ha provveduto al recupero del primo di una serie di nuclei lavorati di ossidiana.

I reperti, già segnalati ma senza specifica ubicazione, sono stati rinvenuti poco al di fuori della Grotta Bianca. La loro presenza conferma la frequentazione dell’isola di Capri, in particolare, ma anche del Mediterraneo antico in generale, in epoca preistorica.

Le successive operazioni di recupero, già programmate, consentiranno di approfondire la conoscenza di questo importante sito archeologico.

Il Soprintendente Mariano Nuzzo, insieme al funzionario archeologo responsabile della tutela, Luca di Franco, e ai referenti per l’archeologia subacquea, Simona Formola e l’assistente tecnico Carlo Leggieri, hanno coordinato le operazioni di recupero.

I reperti sono stati trovati su un’area ben più ampia di quanto si pensasse, ad una profondità compresa tra i 30 e oltre i 40 metri. Tra di essi, spicca un nucleo di ossidiana di circa 28 x 20 cm per un’altezza di 15 cm ed un peso di quasi 8 kg.

    Il nucleo, che reca ben evidenti sulla superficie tracce di scalpellature e lavorazione, è stato collocato nei depositi della Soprintendenza in attesa di interventi di pulizia dalle concrezioni marine e restauro.

    Il Soprintendente Nuzzo ha sottolineato l’importanza di queste scoperte: “La realizzazione di un rilievo estensivo del fondale di tipo strumentale, per verificare l’eventuale presenza dello scafo o di altro materiale di carico, è fondamentale per orientare lo scavo diretto. La collaborazione con i sommozzatori della Polizia si è rivelata fondamentale, grazie alla loro grande perizia nel gestire situazioni di una certa complessità”.

    Le ipotesi sulla natura dei reperti

    Le ipotesi sulla natura dei reperti sono diverse. Una possibilità è che si tratti di resti di una nave naufragata in epoca neolitica. Un’altra ipotesi è che si tratti di un deposito di ossidiana, una pietra preziosa molto utilizzata nell’antichità.Solo ulteriori indagini potranno chiarire la natura di questi importanti ritrovamenti.



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