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Amato parla della strage di Ustica: “Il DC9 Itavia fu abbattuto da un missile francese”

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Secondo Giuliano Amato, la versione più credibile della strage di Ustica è che il DC9 dell’Itavia sia stato abbattuto da un missile francese, con la complicità degli americani e di altre persone coinvolte nella guerra aerea della sera del 27 giugno.

Amato sostiene che l’obiettivo dell’attacco era Gheddafi, che stava volando su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della NATO con molti aerei in azione e di sparare un missile contro il leader libico. L’attacco sarebbe stato poi presentato come un incidente involontario durante l’esercitazione.

Gheddafi fu avvertito del pericolo e decise di non salire sul suo aereo. Il missile lanciato contro il Mig libico colpì invece il DC9 dell’Itavia, causando la morte di 81 persone.

Secondo Amato, l’ipotesi più accreditata è che il missile sia stato lanciato da un caccia francese da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara. La Francia non ha mai fatto chiarezza su questo punto.

Sei anni dopo la tragedia, quando era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Amato chiese informazioni dirette ai comandi militari italiani. Inizialmente, i militari si rifiutarono di fornire informazioni, ostacolando le indagini. Successivamente, Amato ricevette visite da generali che cercavano di convincerlo che l’aereo fosse esploso a causa di una bomba.

Amato comprendeva che c’erano delle menzogne intorno alla tragedia e si chiedeva perché gli venissero raccontate. Capì che c’era una verità nascosta che coinvolgeva la NATO.

Riguardo alla Francia, Amato si domanda perché il presidente Macron non voglia rimuovere l’onta che pende sul suo paese. Secondo Amato, Macron potrebbe farlo dimostrando che la sua tesi è infondata o, se la sua fondatezza fosse confermata, scusandosi profondamente con l’Italia e le famiglie delle vittime a nome del suo governo. Amato ritiene che il silenzio prolungato non sia una soluzione.


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