Laquidara canta 100 anni d’Italia, dalla Tamurriata a Battisti.
Los Angeles rende omaggio alle canzoni italiane. Il 21 giugno si celebra nel mondo la Festa della Musica, una ricorrenza nata in Francia nel 1982 e aperta a tutti, giovani e meno giovani, professionisti e amatori, che desiderano condividere la propria passione per questa forma d’arte.
In Italia, l’iniziativa è patrocinata dal Ministero della Cultura e vi aderiscono 1000 città. La celebrazione si estende anche ai Consolati e agli Istituti Italiani di Cultura nel mondo.
“A Los Angeles – spiega il direttore dell’Istituto italiano di cultura Emanuele Amendola – proponiamo un concerto della cantautrice (a volte anche attrice, sempre poetessa) Patrizia Laquidara, che ci regala un viaggio attraverso la storia della canzone italiana, dai primi del ‘900 ad oggi”.
La scaletta della serata si apre con un omaggio alla canzone napoletana, spazia dalla prima edizione di Sanremo a Domenico Modugno fino a toccare cantautori come De Andrè, Guccini e Battisti.
“Comincerò con Tamurriata nera – dice la cantante nata in Sicilia e cresciuta in Veneto, che tra i tanti riconoscimenti è stata premiata per la miglior canzone, la miglior interpretazione e la miglior voce al festival Musicultura di Recanati, ha vinto il premio della critica a Sanremo e la targa Luigi Tenco per il disco di musica popolare Il canto dell’Anguana del 2010. “Racconta un fatto di cronaca accaduto a Napoli nell’immediato dopo guerra: la nascita di un bambino di colore da una donna bianca.
Tutti si chiedono come sia possibile. Evidentemente era frutto di una relazione con un soldato afroamericano”.
La cantante, che ha lavorato tra gli altri con il maestro della Bossa Nova Arto Lindsay e con Marco Paolini a teatro, ha scelto “canzoni molto conosciute, che appartengono alla nostra memoria, alla nostra sensibilità.
Voglio che chi ascolta le canti con me, anche solo nella testa”. In questo compendio della musica nostrana, la voce di Laquidara sarà accompagnata da Stefano Cecchinato alla chitarra, Michele Lavarda al basso, Nelide Bandello alla batteria e Thomas Sinigaglia alla fisarmonica. “La musica è uno commentario fedele del nostro costume e della nostra società. Riascoltarla, ci aiuta a capire meglio la nostra storia e a raccontare chi siamo, anche ad un pubblico straniero”, chiosa Amendola.
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