Aveva preso parte anche lui all’omicidio di una prostituta cinese ma gli stretti vincoli di parentela con i vertici del clan napoletano dei Contini (è nipote del boss Nicola Rullo, capozona del Borgo Sant’Antonio) e il conseguente clima di omertà, avevano reso molto complicata la sua incriminazione.
Da ieri il cerchio si è chiuso anche attorno a Pietro Cerbone in carcere per altri reati, aveva 20 anni (ora 32enne) nel 2011 quando Wu Shufen, detta Angela, venne trovata senza vita nella sua casa completamente messa a soqquadro nella zona dell’Arenaccia.
Sul cadavere vennero riscontrate numerose ferite multiple da taglio e da punta inferte, rivelarono le indagini di allora, durante un tentativo di rapina. Cerbone – secondo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha dato valore a tutti i riscontri della Squadra Mobile di Napoli – il 3 aprile 2011 si recò da Wu Shufen insieme con Vincenzo Runino, ora 31enne ma 19enne all’epoca e Lucio Di Roberto, ora 30enne e all’epoca minorenne, verosimilmente per consumare un rapporto sessuale che però sfociò prima in un tentativo di rapina e poi in omicidio.
I tre tentarono di svaligiare una cassaforte (rivelatasi vuota) che non era neppure nella disponibilità della donna. Alla fine se ne andarono con l’incasso, appena 230 euro. Di Roberto e Runino vennero individuato, processati e condannati, con sentenze passate in giudicato, per quell’omicidio ma è sempre rimasta avvolta nel mistero l’identità del terzo assassino, la cui presenza venne riscontrata dalla Polizia di Stato durante le indagini.
Il clima di omertà che aleggiava intorno alla figura del giovane ha impedito a lungo la sua individuazione.
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