Matteo Messina Denaro, trovato il terzo covo

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Scoperto il terzo covo di . Si tratta di un appartamento, vuoto, in cui il boss abitava prima di trasferirsi nella casa di vicolo San Vito, sempre a .

La di Stato è riuscita ad arrivare al covo attraverso chi gli ha fatto il trasloco, per andare nella casa in cui ha vissuto fino a pochi giorni fa. Se n'è andato da quella abitazione ai primi di giugno.

Il terzo covo è stato perquisito. Secondo quanto si apprende è vuoto. L'appartamento è in vendita. Gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario.

    “L'indagato ha certamente contribuito, in senso materiale e causale, alla prosecuzione della di Matteo Messina Denaro. Facendogli da autista e accompagnatore personale, infatti, ha certamente garantito a questi possibilità di spostamento in via riservata senza necessità di dovere ricorrere a mezzi di locomozione direttamente condotti dallo stesso latitante o mezzi di locomozione pubblici o privati che potessero in qualche modo ‘esporlo' alla cattura”.

    E' quanto si legge nella richiesta di custodia cautelare in carcere fatta dalla Procura di Palermo nei confronti , autista del boss Messina Denaro.

    E ancora: “Nessun dubbio di sorta poi può emergere in ordine ai requisiti di pericolosità del soggetto e di gravità del fatto”. Lo scrivono i pm della Dda di Palermo nella richiesta di convalida per Giovanni Luppino, l'autista di Messina Denaro.

    “Risulta la persona più vicina allo storico capo trapanese su cui forze di PG e magistratura siano riusciti ad oggi a mettere le mani, collaboratore certamente fidato di uno degli ultimi storici capi della stagione stragista e terroristico mafiosa dell'organizzazione cosa nostra, fino ad oggi capace di mantenere l'anonimato e il suo stesso stato di latitanza a fronte di centinaia di arresti di e decine di prossimi congiunti, verosimilmente custode di verità inerenti le pagine più cupe della storia repubblicana”, si legge e sottolineando come “solo questo consente di ritenere contemporaneamente integrati tanto la pericolosità del soggetto quanto la gravità dei fatti per cui si procede”.



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