Un detenuto del carcere di Secondigliano possedeva un telefono cellulare lo usava per minacciare la ex.
La Polizia Penitenziaria è tempestivamente intervenuta, rinvenendo un carica-batteria e un cavetto usb, mentre il piccolo apparecchio sarebbe stato buttato. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, che torna a chiedere nuovi provvedimenti utili a inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle Sezioni detentive.
”L’ingresso illecito di cellulari negli Istituti è ormai un flusso continuo, ormai non si contano più i ritrovamenti e i sequestri effettuati dalla Polizia Penitenziaria – spiega il segretario generale del Sappe, Donato Capece – Grazie alle ridotte dimensioni di questi apparecchi le vie di ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati.
Ma il grave è che denunciamo queste cose ormai da dieci anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa: e l’assurdo è che gli apparecchi per accertare la presenza dei telefoni cellulari non vengono usati nelle carceri ma durante lo svolgimento delle prove di esame scritte del personale di Polizia che ambisce ad acquisire il grado superiore”.
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”Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari e alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato nel Codice penale per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nei carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni – continua il sindacalista – il fenomeno non sembra ancora attenuarsi.
Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.
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