Casavatore – Cavalli di ritorno nell’agro, assolto perché il fatto non sussiste l’ex consigliere Mauro Ramaglia. “Sempre avuto fiducia nella giustizia”. Era entrato nell’inchiesta a seguito delle indagini sulla banda del cavallo di ritorno: e tra quelli colpiti da ordinanza cautelare di obbligo di dimora era finito anche l’ex consigliere Mauro Ramaglia, titolare della società di noleggio M.RENT e il suo dipendente Ciro Gatta.
Il provvedimento a carico di Ramaglia e Gatta, aveva colpito anche Giorgio Bottiglieri, Raffaele De Rosa, Andrea Amarone, Emanuele Maiello e Santino Busiello (tutti condannati), ed era scaturito dalle indagini avviate dai Carabinieri che avevano registrato un notevole aumento di furti di autovetture nei comuni dell’agro aversano a partire dal mese di marzo scorso.
Nell’ambito di un’attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Carabinieri della Stazione di Trentola Ducenta con l’ausilio dei militari di Casavatore, avevano eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord nei confronti di sette persone (destinatari uno di custodia cautelare in carcere, tre degli arresti domiciliari, due del divieto di dimora ed uno dell’obbligo di presentazione alla P.Potrebbe interessarti
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Secondo l’accusa, Mauro Ramaglia e il suo dipendente Ciro Gatta che gestiscono la società di noleggio autovetture M.RENT sulla via circonvallazione esterna a Casavatore, avrebbero fornito agli autori dei delitti, per il tempo strettamente necessario, le auto che utilizzavano per commettere l’attività illecita, intestando il contratto di locazione ad ignari soggetti estranei ai fatti.
Ma dopo il processo e le arringhe degli avvocati difensori Lidia Mastroianni e Nunzia Amoroso, la prima sezione penale del Tribunale di Napoli Nord ha emesso la sentenza di non luogo a procedersi nei confronti di Ramaglia e Gatta perché il fatto non sussiste. “ Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e nei miei avvocati. Finalmente è finito un incubo”.
Luigi Vanacore






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