Cronaca di Napoli

Napoli, le edicole votive dei clan: ecco chi sono gli indagati

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Nelle edicole votive dei clan sparse in molti quartieri di Napoli omaggio di e ai boss della camorra e da loro commissionate potrebbero essere custoditi anche documenti, soldi e droga.

Oltre ad essere luoghi di ‘pellegrinaggio’ degli affiliati per testimoniare la loro fedeltà, sono manufatti che simboleggiato il potere della cosca sul territorio. Ieri il sequestro di 11 di queste su mandato dei pm della Dda di Napoli, Ida Teresi, Alessandra Converso e Antonella Serio.

Otto gli indagati. Carmela Aieta, 60 anni, Maria Aieta, moglie del boss Edoardo Contini, 70 anni, il ras Ettore Bosti, figlio del boss Patrizio Bosti, 42 anni, Vincenzo Cardillo, 55 anni, Antonio Cristiano, 56 anni, Gennaro De Luca, 58 anni, Angelo Gotti, 47 anni, Antonio Granato, 39 anni, il ras Pietro Licciardi, 63 anni, e Anna Maglieri, 88enne madre di Maria Aieta.

Andando nel dettaglio del blitz, l’intervento di carabinieri e vigili è avvenuto in via Sant’Antonio Abate 238 per un manufatto riconducibile ad Antonio Cristiano, via Cavara per un manufatto riconducibile a Pietro Licciardi, piazza Gravina, edicola votiva riconducibile a Ettore Bosti ‘o russo, via Arenaccia 283, per una edicola a Maria Aieta, calata Capodichino, una edicola votiva riconducibile a famiglia Correale, via Nicola Nicolini per Angelo Gotti, via Generale D’Ambrosio a Gennaro De Luca, via Filippo Maria Briganti, edicola votiva riconducibile a Bosti jr, via Lorenzo Giusso, edicola votiva riconducibile a Carmela Aieta, via Catapano, edicola votiva riconducibile alla famiglia di Vincenzo Granato e via Onorato Fava, al rione Amicizia con una edicola votiva riconducibile a Vincenzo Cardillo.

Nel complesso sono stati oltre 50 i manufatti oggetto di indagine. Nel decreto di fermo anche le dichiarazioni del pentito Teodoro De Rosa, ex uomo del clan Contini che in un verbale del 6 luglio ha ricostruito ai pm il valore simbolico delle edicole.

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“Le cappelle votive – dice – rappresentano un referente del clan nella zona e venivano erette in modo del tutto abusivo su suolo pubblico. Ad esempio sotto la casa di Gennaro De Luca c’e’ la cappella che ha fatto erigere lui; e’ una cappella della Madonna dell’Arco; mentre Luigi Galletta ha Padre Pio. Ognuno di questi referenti ci tiene ad avere la cappella perche’ quando fanno le questue si raccolgono i soldi che vanno al referente locale del clan”. 


Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 22 Febbraio 2022 - 17:20
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Giuseppe Del Gaudio

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