“Un accordo importante che introduce un metodo di lavoro di condivisione di scelte e obiettivi, mettendo tutti gli attori e le istituzioni attorno allo stesso tavolo per fare la loro parte in uno spirito di condivisione”.
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Così il ministro dell’ Interno Luciana Lamorgese presenta il patto “per la promozione e l’attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata per lo sviluppo della Città di Napoli”, l’ accordo istituzionale siglato in mattinata nella Prefettura del capoluogo partenopeo. Il patto è stato sottoscritto oltre che dal dal titolare del Viminale, dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e dal prefetto della città partenopea, Claudio Palomba.
“Bisogna investire sulle nuove tecnologie, ma vorrei ricordare che in altri comitati provinciali quello che è stato rilevato e lo dico al sindaco che è arrivato da poco, è che le videosorveglianze sono abbastanza, ma solo il 75% è funzionante. Serve monitoraggio, intervenire su quello che non funziona”.
Ha detto il ministro dell’Interno, alla sottoscrizione dell’Accordo per la promozione e l’attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata per lo sviluppo della città di Napoli, che si è svolto nel palazzo di Governo del capoluogo campano.
“Bene che i progetti vengano fatti in tempi rapidi – aggiunge il ministro -. Abbiamo provveduto con fondi della sicurezza urbana, ma se vanno spalmati su tutto il territorio anche lì diventano insufficienti”.
“Sul Pnrr abbiamo consapevolezza della possibilità di infiltrazioni delle mafie, proprio per questo come Amministrazione dell’Interno abbiamo cercato fin dall’inizio della pandemia di mettere in sicurezza alcune procedure”.
Ad evocare il rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione del Pnrr è il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a Napoli per la firma dell’Accordo per la promozione e l’attuazione di un sistema di sicurezza partecipata della città.
“Ricordo – ha proseguito il ministro – quando il Governo all’inizio della pandemia ha cercato di far fronte alle povertà emergenti dovute alla chiusura di negozi e attività commerciali, ed è intervenuto con un cospicuo intervento economico. Noi abbiamo compreso che c’era l’esigenza di procedere immediatamente, però non rinunciando ai controlli necessari, che sono stati utili e sono stati fatti.
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Laddove è risultato che qualcuno non ne aveva diritto o che ci fosse la criminalità organizzata dietro, con le forze di polizia e con la magistratura si e’ andati avanti nell’azione di repressione, recuperando quello che era stato dato impropriamente”.
“Quello delle baby gang è un problema che esiste, ma la questione attiene anche alla dispersione scolastica”.Ha spiegato il ministro dell’Interno. E poi ha aggiunto: “Tutti collegano questo problema al lockdown, che certamente ha avuto un impatto negativo sui ragazzi ma bisogna anche pensare al contesto sociale. Ritengo importante il patto educativo proposto dall’arcivescovo di Napoli, è un patto che va a coinvolgere aspetti ulteriori che possano incidere poi sulla sicurezza”.
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