De Sisto ritenuto vicino al clan Nuvoletta di Marano è stato arrestato a Rimini
Rimini. Camorra export in Romagna: finisce in manette ‘zio Pio’ il sorvegliato speciale, legato al clan Nuvoletta di Marano che gestiva un bar e un albergo a Rivazzurra di Rimini dal 2015.
Utilizzava un prestanome per eludere i controlli visto che era in regime di sorveglianza speciale, ma Pio Rosario De Sisto, 63 anni, continuava a fare affari illeciti lontano dalla Campania.
De Sisto detto “zio Pio”, nato a Napoli, 62 anni, romagnolo di adozione, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza nell’operazione denominata ‘Paper Moon 2′ che ha portato agli arresti tre persone, De Sisto in carcere, il principale socio, un 49enne di Castel Volturno e un 65enne di Bari (ai domiciliari).
Eseguite anche altre tre misure cautelari dell’obbligo di firma. In totale gli indagati sono 20 per loro a vario titolo i reati vanno dal trasferimento fraudolento di valori, estorsione, usura, abusiva attività finanziaria, furto aggravato, detenzione abusiva di armi. Questa mattina la Finanza ha eseguito perquisizioni in Campania, Puglia e Lombardia, dando esecuzione all’ordinanza del Gip di Rimini, Manuel Bianchi, che ha disposto un sequestro complessivo tra quote societarie e denaro contante per 213 mila euro.
Pio De Sisto era salito alla ribalta della cronaca per essere stato ferito in un agguato lo scorso 23 settembre davanti alla sua abitazione di Borghi. Una figura che secondo le indagini si trova al vertice di una associazione malavitosa con presunti collegamenti con elementi della camorra napoletana e in particolare il clan Nuvoletta.
L’usura ed abusiva attivita’ finanziaria erano le fonti di guadagno del gruppo che prestava soldi a tassi che andavano dal 60% al 99%. Per spaventare le vittime strozzate si dicevano affiliati a clan camorristici del Napoletano. I finanziari hanno infatti appurato contatti stretti con i Nuvoletta. Di denaro, il gruppo ne gestiva e reinvestiva parecchio. Soldi contanti definiti dagli inquirenti “deteriorati” che stando a quanto emerso dalle indagini il gruppo aveva cambiato un po’ alla volta con banconote nuove alla Banca d’Italia.
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