Cronaca Giudiziaria

Napoli, ‘derubò’ un paziente morto di covid: infermiere a processo

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Lettere. Mentre il Covid uccideva un paziente, un infermiere faceva sparire i suoi oggetti più preziosi.

L’accusa dalla quale dovrà difendersi B. B., caporeparto dell’ospedale Monaldi di Napoli è appropriazione indebita. Ma dietro la fredda declinazione di un reato del codice penale c’è una storia che ha aggiunto solo dolore al dolore di due giovani ragazzi che hanno perso il papà a causa del mostro Covid.

B. B., secondo l’accusa, si appropriò di soldi, oro e computer di un paziente morto di Covid ricoverato nel reparto dove lavorava.

Una richiesta di rinvio a giudizio per peculato è quella che dovrà affrontare B. B., 61 anni di Mugnano di Napoli, difeso dall’avvocato Luigi Marrone.

E’ una delle storie riprovevoli che la pandemia ha prodotto e che ora sarà al vaglio del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Napoli, il prossimo 14 settembre.

Secondo l’accusa, B. B. infermiere caporeparto dell’ospedale Monaldi di Napoli, si sarebbe appropriato di 150 euro, una collanina d’oro, un rosario, un cristallo e di un computer di Bartolomeo Sorrentino,  ricoverato per un mese circa nel reparto Covid dell’ospedale napoletano e poi deceduto.

Mentre Sorrentino, noto architetto originario di Lettere in provincia di Napoli e conosciuto a Castellammare e dintorni, lottava contro il mostro – isolato in un letto d’ospedale, lontano dai suoi affetti più cari – gli oggetti che aveva portato con sè in ospedale sparirono.

A denunciare quanto avvenne pochi giorni prima di Natale dello scorso anno: i figli del defunto. Niccolò e Lorenzo Sorrentino, due giovani di 28 anni, già distrutti dal dolore per la perdita del papà, dovettero constatare che in ospedale erano spariti anche quelle poche cose che valevano oltre il valore pecuniario. Erano un ricordo.

Entrambi sono parte offesa nel processo che inizierà a settembre prossimo dinanzi al giudice per le udienze preliminari che dovrà valutare la richiesta di rinvio a giudizio del pm Di Mauro. Il 61enne infermiere napoletano è accusato, in qualità di caporeparto, di essersi appropriato degli oggetti personali di Bartolomeo Sorrentino durante la sua degenza o al momento della morte, senza restituire quegli effetti personali ai parenti dopo il decesso.

I figli della vittima, assistiti dall’avvocato Agostino Mercurio del foro di Torre Annunziata, potranno costituirsi parte civile al processo.

Nel corso delle indagini, delegate dal pm agli agenti della Squadra mobile della Questura di Napoli, sono stati ascoltati numerosi testi che hanno raccontato cosa è accaduto all’interno del reparto Covid del Monaldi durante la degenza di Bartolomeo Sorrentino chi aveva in custodia – nelle fasi più dure della malattia del paziente – i suoi effetti personali e chi avrebbe dovuto consegnarli ai familiari.

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Ora sarà il Gip a valutare l’accusa nei confronti di B. B. e che aldilà del reato contestato, ha aggiunto solo dolore al dolore di una famiglia distrutta dalla  morte dell’affetto più caro. Una pagina nera che sporca l’abnegazione e l’eroismo di tanti, tantissimi, infermieri che in questa pandemia hanno elargito professionalità e sentimenti.


Articolo pubblicato il giorno 9 Agosto 2021 - 08:38

Rosaria Federico

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Rosaria Federico

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