“La dissociazione psicocorporea è una delle più diffuse, ma non c’è un solo tipo di dissociazione. Molti studi sul Covid, e anche diverse ricerche precedenti su altre dimensioni traumatiche, rivelano dopo l’esperienza traumatica che si possono attivare diversi disturbi, ma tutto dipende da quali parti della personalità il trauma dissocia. Quali complessi vengono in qualche modo, temporaneamente o cronicamente, isolati dal resto della personalità e costretti a lavorare in una dimensione psichica separata dalla coscienza, dalla consapevolezza”.
A dirlo è Carlo Melodia, psichiatra, psicoanalista e presidente dell’Associazione Viaggi Junghiani Analitici (Vja) di Padova, motivando così l’avvio della seconda annualità del corso biennale dedicato al riconoscimento e alla cura degli stati dissociativi su base traumatica precoce, promosso insieme all’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma.
Il primo anno, rivolto a tutti gli operatori della Salute, si chiude mentre si aprirà il secondo indirizzato ai soli psicoterapeuti. Entrambi i corsi condivideranno, infatti, due iniziative accreditate Ecm in occasione di due fine settimana intensivi sulle tecniche immaginative a luglio e settembre.
Il bisogno di aiuto delle persone e, quindi, di formazione degli operatori sulla gestione del trauma è una realtà oggi, perché in pandemia sono aumentate le persone che ricorrono alla terapia per diversi motivi: “Dalla paura del contagio all’emersione dell’angoscia di morte- spiega Melodia– in qualche caso possiamo osservare anche dei fenomeni positivi, come l’aumento della comunicazione con mezzi telematici o la consapevolezza dei propri bisogni psicologici profondi che spinge alcune persone a chiedere un lavoro introspettivo psicoanalitico per trovare una maggiore armonia interiore. Credo che siano aumentate le richieste di aiuto per tutte le metodiche terapeutiche”, conclude.
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