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Napoli, barbiere innocente ucciso al posto del fratello. Le intercettazioni

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Cercavano il fratello, coinvolto nell’ omicidio di Ferdinando ‘Foffy’ Sorianello, figlio del boss del rione Traiano, Alfredo o’ biondo, e per questo motivo ora sotto processo, ma i killer non riuscirono a trovarlo e alla fine portarono a termine la loro missione di morte uccidendo lui, Luigi Megali, un barbiere, che con la criminalita’ non aveva nulla a che fare e la cui colpa era avere un fratello affiliato al clan.

 

La Squadra Mobile della Questura di Napoli ha arrestato ieri colui che viene indicato dagli inquirenti della DDA (sostituti procuratori Francesco De Falco e Maria Sepe) il mandante di quella vendetta trasversale, Giuseppe Mazzaccaro, 41 anni, tra l’altro cognato del boss Sorianiello e ritenuto attualmente il reggente del clan della “99” del Rione Traiano. La missione di morte avvenne il 6 novembre 2014, nel negozio della vittima.Omicidio tra l’altro nell’ambito dello scontro armato tra il gruppo camorristico dei Sorianiello ed il clan Tommaselli, in guerra per il predominio dell’area flegrea.

 

Luca Megali era estraneo a qualsiasi dinamica criminale e senza precedenti penali, ma aveva un cognome ‘pesante’, essendo il fratello di Antonio, uno dei killer di Fortunato Sorianiello, figlio del capoclan Alfredo, ucciso il 13 novembre 2014 dal gruppo rivale dei Tommaselli. Per questo omicidio Antonio Megali era stato arrestato ma il clan aveva deciso di applicare la sua ‘giustizia, e nove mesi dopo venne ucciso il fratello, con le stesse modalita’ della morte di Fortunato Sorianiello, anche lui raggiunto dai sicari in una barberia nella zona di Pianura, quartiere periferico di Napoli.

“Perciò io devo prendere pure la brava gente”. Comincia così un’intercettazione ambientale- riportata stamane dal quotidiano Il Roma- e captata nell’abitazione di Pacifico Silenzio (estraneo all’inchiesta), componente dell’omonima famiglia di mala di San Giovanni a Teduccio,  rappresenta parte dell’accusa a carico di Giuseppe Mazzaccaro. Il cognato del boss era andato a casa dell’altro il 2 giugno scorso.
“Uno che è morto la malavita non la faceva… la malavita la faceva il padre (il riferimento per la procura è a Fortunato Sorianiello, figlio di Alfredo, ndr)… tu sai… il padre… per fare la cattiveria al padre… oppure perché il ragazzo sulla moto faceva il bello… tu Tommaselli tieni 60 anni… sei un uomo di merda… allora perciò io devo prendere pure la brava gente… eh te la devi andare a prendere pure con la brava gente… abbiamo preso… non me ne fotte…”.

Nell’ordinanza cautelare ci sono anche le rivelazioni del boss pentito Gennaro Carra uomo di primo piano del clan Cutolo ‘Borotalco’ di Fuorigrotta. Rivelazioni pubblicate sempre da IlRoma, nelle quali si legge: ” Ci fu un incontro a casa di Patrizio Allard, al quale era presente anche Vincenzo Cutolo  e in quell’occasione Mazzaccaro parlò dell’omicidio di Luca Megali, specificando chi aveva materialmente sparato e chi aveva guidato il motorino. Il barbiere era un bravissimo ragazzo: usciva per andare a lavorare alle 7 e tornava a casa alle 22. Era stato ucciso un innocente: noi rimanemmo sconvolti…Quando Mazzaccaro vide la mia espressione contrariata, essendo stato ammazzato un innocente, rispose che in realtà lui aveva chiesto a… (omissis) di sparare solo nelle gambe. L’omicidio è avve-nuto nel 2014, quando ancora i Cutolo non erano uniti ai Sorianiello, legati ai “soccavesi”. Quan- do poi i Sorianiello si sono scissi dai “soccavesi”, in quanto hanno saputo che avevano partecipato al- l’omicidio di Fortunato Sorianiello, si sono uniti a noi. Siamo stati avvisati dell’omicidio solo dopo. È stata una barbarie, noi non lo avremmo mai permesso. Comunque negli ambienti criminali era noto che Mazzaccaro e i Soria- niello fossero i responsabili della decisione di uccidere Luca Megali”.


Articolo pubblicato il giorno 7 Ottobre 2020 - 14:13

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