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Su Rai2 arriva ‘Mare fuori’, una nuova serie partenopea ambientata nel carcere minorile

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C’e’ la storia di Carmine Di Salvo, che la sua famiglia camorrista chiama ‘o piecuro’ (la pecora) tacciandolo di debolezza perche’ sogna una vita onesta, quella Gianni Cardiotrap, che aspira diventare cantante, quella del piccolo boss Ciro Ricci, quella della rom Naditza e, tra le piu’ centrali, quella di Filippo, giovane musicista della Milano bene, che dopo una notte brava segnata da una tragedia, vede cambiare la sua vita. Tutti poco piu’ che adolescenti, tutti rinchiusi nell’istituto di pena minorile di Napoli, il vero protagonista, con le sofferenze che ospita e con il mare su cui si affaccia, metafora dell’aspirazione alla liberta’, di ‘Mare fuori’, la serie in sei episodi al via il 23 settembre in prima serata su Raidue (con le prime due puntate in anteprima da domani su Rai Play). Prodotta da Raifiction e da Picomedia, diretta da Carmine Elia, (uno dei registi de ‘La squadra’) nel cast degli adulti la serie e’ capitanata da Carolina Crescentini, nel ruolo severo e rigido, tendente all’antipatia della direttrice del carcere che cammina appoggiandosi a un bastone e da Carmine Recano in quello antitetico, dell’empatico capo della guardie carcerarie, paterni con i giovani reclusi.

 

I protagonisti delle due storie principali, quella del milanese Filippo e quella di Carmine sono rispettivamente Nicolas Maupas e Massimiliano Caiazzo, la Napoli, la musica, la malavita sono quelle di ‘Gomorra’, ma con punto di vista e messaggio ribaltati: “E’ una serie che senza essere per questo buonista ha la volonta’ di smascherare i falsi eroi e di far vedere che non si vive solo con belle auto e soldi facili, la vita e’ qualcosa di piu’ semplice – ha chiarito il regista nella presentazione alla stampa – spero che riesca a suscitare un senso di responsabilita’ in tutti quelli che la guardano, dove c’e’ un minore che sbaglia c’e’ un adulto che sbaglia”. La serie che apre la stagione della fiction di Raidue e come ha spiegato il direttore di rete Ludovico Di Meo punta a un pubblico giovanile, nasce da un’idea di Cristiana Farina presentata 17 anni fa per Raitre all’attuale vicedirettore di Raifiction Nardella. Ora, rielaborata, vede la luce firmata dalla Farina con Maurizio Careddu, Peppe Fiore, Luca Monesi e Paolo Piccirillo. Girata tra l’estate e l’autunno del 2019 con il set del carcere minorile allestito alla Marina Militare, e’ stata preceduta da tre anni di interviste ai ragazzi detenuti nel carcere minorile di Nisida, agli operatori delle associazioni che lavorano alla loro riabilitazione e ai ragazzi che ce l’hanno fatta a rimettersi in carreggiata. “Siamo andati a trovarli sui loro posti di lavoro, ci hanno raccontato le loro storie”, spiegano al’Agi gli sceneggiatori, che hanno portato le vicende piu’ toccanti nella serie. “Le nostre storie non riguardano solo quel contesto campano, ma il crimine adolescenziale in generale, alcune le abbiamo prese anche dalla cronaca” chiarisce Farina.


Articolo pubblicato il giorno 18 Settembre 2020 - 16:25

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