‘La bambina di legno’ rischia di morire: ma la Regione Campania ancora assente

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Possiamo, ormai, affermarlo con ragionevole certezza: la cosiddetta “bambina di legno”, dopo essere stata chiara vittima di un gravissimo episodio di malasanità (realizzatosi nel lontano marzo 2005 che, da bambina nata sana, l’ha resa tetraplegica, sorda e ipovedente poco prima di compiere tre mesi di vita) e delle inammissibili lungaggini della giustizia (nove anni per ottenere la sentenza di primo grado che ha visto condannato l’ospedale “Antonio Cardarelli” di Napoli al risarcimento in suo favore di tre milioni di euro), è stata, altresì, costretta a subire la delusione delle inconcludenti prospettazioni del governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca.

A tutt’oggi, infatti, dell’accordo stragiudiziale prospettato dallo stesso Presidente De Luca ai genitori della piccola Arianna Manzo in occasione dell’incontro tenutosi lo scorso 11 luglio a Palazzo Santa Lucia e confermato anche a seguito dei provvedimenti cautelari emessi dalla Corte di Appello (con la quale la medesima ha sospeso il pagamento in favore della Piccola) che avrebbe dovuto perfezionarsi entro il 30 luglio (data, anch’essa, indicata dal Presidente come ultima utile), non se ne ha alcuna notizia.

E ciò nonostante i reiterati solleciti rivoltigli dallo scrivente (v., a titolo esemplificativo, ultima pec dello scorso 23 luglio) e le disperate condizioni in cui versa la minore -la quale, lo si ricorda, necessita di cure indispensabili alla sua sopravvivenza, oltre che di una assistenza continuativa attraverso personale altamente specializzato nell’arco delle ventiquattr’ore che i genitori, ormai, non sono più in grado di garantirle, oltre che di una casa priva di tutte quelle insormontabili barriere architettoniche che non le consentono di soddisfare neanche i più semplici bisogni quotidiani, cose, queste, che sarebbero state
possibili solo attraverso il raggiungimento del summenzionato accordo stragiudiziale- note alla Presidenza, come alla Direzione del soccombente nosocomio campano “Antonio Cardarelli”.



    A questo punto risulta spontaneo domandarsi: quanto vale la parola di un politico? E qual è il peso di questa in campagna elettorale?
    E’ mai possibile che, nel caso della piccola Arianna Manzo, la parola di un politico, tanto abile quanto stimato, debba assimilarsi a quella che può dare un “Luigino” qualunque?


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