Cantò O’ capoclan: condannato a un anno e 4 mesi il neo melodico Nello Liberti

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E’ stato condannato a un anno e quattro mesi di carcere Aniello Imperato, in arte “Nello Liberti”, il neomelodico diventato famoso negli anni scorsi perché interprete e autore del brano O’ Capoclan dedicato a Vincenzo Oliviero, alias “papa buono”, storico boss del clan Birra-Iacomino di Ercolano.

 

Con lui sono stati condannati per istigazione a delinquere gli interpreti del video. Ovvero Alfonso Borrelli, consuocero del killer Salvatore Viola che nel video pubblicato nel 2003 interpreta, appunto, il padrino, e che è stato condannato a un anno e 4 mesi. E poi Luigi Oliviero a cinque anni e tre mesi e anna esposito a masculonAnna Esposito a sei anni e mezzo. I due sono stati condannati anche per altri reati. Anna Esposito, detta “Anna ’o mascuolon” nella clip interpreta l’autista del boss – nella realtà era realmente la guardia del corpo di Oliviero, come accertato dall’indagine della Dda che le è costata una condanna non definitiva a 30 anni per concorso in omicidio.

Dalle indagini della Dda è emerso che la canzone O capoclan “induce a ritenere che la camorra sia un fenomeno positivo, una fonte di sostentamento per le famiglie povere e sfortunate”. Il pentito Francesco Raimo in una sua deposizione aveva spiegato: “Questa canzone  voleva sicuramente inneggiare a Vincenzo Oliviero che, nel 2003, era, assieme a Zeno Giacomo, il reggente della cosca. Il contenuto e il testo della canzone, francamente, sono vergognosi. Dico questo perché l’esaltazione così sfacciata di un camorrista non è accettabile, anche ragionando, per un momento, con la mentalità della vecchia camorra”.



    Nello stesso processo erano imputati alcuni protagonista di primo piano della sanguinosa faida tra i Birra-Iacomino e  gli Ascione-Papale . E tra questi Mario Ascione, figlio del boss defunto Raffaele o’ luongo condannato a 18 anni di reclusione per tentato omicidio.
    Condannati per armi a 10 anni, ma con il riconoscimento del vincolo della continuazione, Ciro Savino, collaboratore di giustizia, e Aniello Taurino. Infine Pasquale Borragine, altro pentito, è stato condannato  a 6 anni e 3 mesi, sempre in continuazione .


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