Parigi crolla del 4,71%, Francoforte del 4,46%. Piazza Affari chiude in calo del 4,81% e vede andare andare in fumo 21,6 miliardi. Tonfo anche per Wall Street, che archivia la sua peggiore seduta dal 16 marzo. Il Dow Jones chiude in calo di oltre 1.800 punti, arretrando del 6,90%. Il Nasdaq crolla del 5,27%, mentre lo S&P 500 cede il 5,90%. Ad agitare i mercati e’ la situazione coronavirus in Brasile e una possibile seconda ondata negli Stati Uniti, dove ormai e’ stata superata la soglia dei 2 milioni di casi con oltre 111.000 morti. In 21 stati americani il numero dei contagiati e’ in aumento e particolarmente colpiti sono quelli che per primi hanno riaperto dopo il lockdown. Fra questi il Texas, che ha registrato da giorni un numero record di ricoveri. Non va meglio all’Arizona, in cui il numero di casi e’ raddoppiato nelle ultime due settimane. Ora il timore e’ concentrato sulle manifestazioni di massa per George Floyd, che hanno portato in piazza milioni di americani esponendoli potenzialmente al virus. Di fronte al quadro medico che si complica il segretario al Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, sgombra il campo da equivoci: “non possiamo chiudere un’altra volta l’economia americana”, dice senza mezzi termini. La sua chiarezza nasconde una preoccupazione per lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce che sta faticosamente cercando di recuperare. Chiudere – spiega infatti Mnuchin – vorrebbe dire creare piu’ danni. Che il coronavirus sia destinato a lasciare cicatrici a lungo termine sulle due sponde dell’Atlantico sembra ormai quasi scontato. L’avvertimento del Fmi sul rischio di 100 milioni di nuovi poveri si va ad aggiungere all’allarme dell’Ocse e alle stime caute della Fed sulla crescita e soprattutto sul mercato del lavoro. Previsioni, quelle della banca centrale americana, che trovano conferma nel nuovo aumento delle richieste dei sussidi alla disoccupazione, saliti di altri 1,5 milioni. “La Fed resta preoccupata per la traiettoria della ripresa. I rischi legati a nuove ondate di infezioni, alle prossime elezioni, alla debole ripresa globali e alle tensioni commerciali” complicheranno probabilmente la strada della ripresa, affermano gli analisti. La preoccupazione sull’economia mondiale innesca cosi’ un’ondata di vendite sui mercati, dalla quale non si salva il petrolio, che arriva a perdere oltre il 10% a New York temendo una domanda ai minimi ancora per diverso tempo. Un tempo tutto da quantificare per una ripresa che appare ancora lontana.
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