Ecco come operava la cricca del ‘carburante’: a capo un pregiudicato di Volla

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Le indagini della Procura della Repubblica di Pisa hanno permesso di eseguire in data odierna una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Pisa – Ufficio del G.I.P – che prevede: 12 ordinanze di custodia cautelare (in carcere e ai domiciliari), 8 misure coercitive obbligatorie, di cui 7 obblighi di dimora e 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il sequestro  3 società, n. 20 conti correnti, 103 tra auto, rimorchi, cisterne adibite al trasporto di carburanti, autovetture e motoveicoli per un valore complessivo di circa 14.000.000 di euro.

 

L’intensa attività investigativa, eseguita dal Nucleo di Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa e dall’Ufficio Antifrode della Direzione VI – Toscana, Sardegna e Umbria dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, con la collaborazione dell’Ufficio delle Dogane di Pisa, ha consentito di sgominare una associazione a delinquere dedita al traffico di prodotti energetici per autotrazione, immessi sul mercato in evasione di accisa, all’autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti, alla contraffazione di pubblici sigilli e alla falsità in atti pubblici.



     

    Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, hanno permesso di accertare che il prodotto petrolifero destinato ad autotrazione è stato ottenuto attraverso la miscelazione di olii e sostanze di varia natura con gasolio e benzina, al fine di celarne la presenza ed al contempo aumentare significativamente il volume del prodotto da immettere sul mercato.
    Le investigazioni hanno appurato che le operazioni di miscelazione hanno previsto l’impiego di olio fino al 50% del quantitativo di ogni singolo carico.
    Il prodotto così ottenuto, definito “olio” dagli accoliti proprio a causa dell’alta percentuale dei prodotti da “taglio”, è stato stoccato, a cura dei vari trasportatori dell’organizzazione, dapprima in un deposito commerciale sito nel pisano e, successivamente, in altri impianti simili dislocati nelle province di Verona e Mantova.
    Tra l’altro, l’organizzazione ha gestito il deposito pisano per le proprie illecite attività anche dopo la dichiarazione di fallimento della società titolare della relativa licenza fiscale: condotta per la quale agli affiliati è stata contestata anche la fattispecie di cui all’art. 216, comma 2, della legge fallimentare.
    L’introduzione nei depositi riconducibili all’associazione a delinquere di cui trattasi è avvenuta in assenza di documentazione giustificativa ovvero con la scorta di documenti (cosiddetti DAS) falsi, sui quali è stato apposto anche il timbro dell’Ufficio delle Dogane abilmente falsificato.
    Per la commercializzazione del prodotto sottratto all’imposta e frutto della miscelazione di olio con gasolio e benzina, sono state utilizzate diverse società, risultate essere mere “cartiere”, aventi il solo scopo di consentire all’organizzazione di emettere fattura ai clienti ed incassare i pagamenti da essi disposti. I proventi dell’illecita attività sono stati reimpiegati nel traffico di prodotti energetici di “contrabbando”, per cui agli associati è stato contestato anche il reato di cui all’art. 648 ter c.p.
    Le lunghe e laboriose investigazioni hanno permesso di individuare l’intera organizzazione, dal vertice ai contabili, dai responsabili in loco dei vari depositi ai numerosi trasportatori, dai molteplici prestanomi delle società ai compilatori dei documenti falsi.
    E’, inoltre, emerso che uno dei principali clienti dell’organizzazione ha immesso in commercio il prodotto, nella piena consapevolezza dell’avvenuta sottrazione all’accisa e della reale natura dello stesso. Il soggetto è stato, pertanto, indagato in ordine al reato di cui all’art. 648 c.p. e nei confronti della società, nell’interesse e a vantaggio della quale è stato commesso l’illecito, è stata applicata la normativa sulla responsabilità amministrativa da reato in relazione alla predetta fattispecie delittuosa.
    Allo stato delle indagini l’accisa evasa è pari a circa € 6.500.000, mentre il totale di prodotto fraudolentemente sottratto all’accisa ammonta a lt. 9.704.956,71.
    Al danno erariale come sopra accertato, si deve aggiungere l’ulteriore mancato introito per le casse dello Stato dovuto alla mancata corresponsione dell’IVA, nonché il pericolo potenziale per l’ambiente ed i mezzi di trasporto derivante dall’immissione in commercio di prodotti energetici non a norma, che ignari consumatori hanno acquistato presso distributori di carburanti presenti sul territorio nazionale. L’attività illecita, considerato il volume di prodotto illegalmente commercializzato, ha causato anche un’inevitabile distorsione del mercato, penalizzando operatori onesti già provati dalla grave crisi che ha colpito il settore.

    Anzi, è stato accertato che l’associazione a delinquere, con a capo un noto pregiudicato di Volla, all’indomani dell’emergenza nazionale legata all’epidemia da virus COVID 19, ha incrementato sensibilmente i traffici illeciti di prodotti da destinare ad autotrazione, sfruttando i prezzi concorrenziali del prodotto commercializzato e la libera circolazione dei beni di prima necessità, tra i quali rientrano anche i carburanti.
    Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pisa, accogliendo le richieste del PM titolare del fascicolo, ha disposto 20 misure cautelari personali, di cui 12 custodiali e 8 provvedimenti ristrettivi della libertà personale di altra natura (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla PG), oltre a disporre il sequestro preventivo di 3 società, n. 20 conti correnti, nr. 103 tra auto, rimorchi, cisterne adibite al trasporto di carburanti, autovetture e motoveicoli per un valore complessivo di circa 14.000.000 di euro.


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