Vita d’artista e pandemia. Intervista a Stefania e Pasquale: la musica in coppia e in famiglia

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Dal teatro alla musica l’arte fa gli artisti e gli artisti vivono d’arte.
Come il teatro così anche la musica ha fortemente risentito di questa porzione di tempo che, seppure delimitata, sembra durare da così tanto. Tre mesi di fiato sospeso per molti ma anche di bellezza, e vi spiego perché.

Dopo un attore e una illustratrice, due attori, è la volta di due musicisti: una coppia, anche se ‘coppia’ nel loro caso diventa una parola stretta, un po’ riduttiva, e se azzardassi a definirli un collettivo familiare di musici non penso di inciampare sulla sintassi.

Sono Steania Aprea e Pasquale Sorrentino, lei cantante e lui cantante e chitarrista ma poi scrivono, compongono… sono, insieme ad atri musicisti, I Pennelli di Vermeer con un primo figlio batterista in erba sulle orme dello zio, e una seconda figlia arrivata nel mentre si completava questa sorta di “indagine/intervista” ai suoi genitori. Nata quindi tra le parole ma ci tocca aspettare che cresca, almeno un po’.

“Siamo una coppia del vesuviano con uno splendido figlio di quattro anni e una bimba in arrivo”, scrivevano poco prima che la bimba (3 kg di materia artistica) nascesse.
“Ci accomuna, in particolare, la passione per la musica ed è proprio grazie ad essa che ci siamo conosciuti e innamorati nel 2008, portando avanti insieme l’avventura artistico-musicale con il gruppo Pennelli di Vermeer”.



    Come e quanto è cambiata la vostra ‘giornata tipo’ rispetto al pre pandemia?
    “A dire il vero già un mesetto prima dello scoppio della pandemia ci eravamo un po’ isolati, per portare avanti la seconda gravidanza di Stefania in tranquillità e senza stress. Avevamo, per questo motivo, ridotto drasticamente il numero di concerti live. Poi è arrivato il lockdown che ci ha trovati, quindi, già in modalità “vivere lento”. Per noi è cambiato poco e nulla: abbiamo intensificato quello che già facevamo e quindi crescere un figlio, fare giardinaggio, fare l’amore, leggere, cucinare, impastare pizze, panuozzi, dolci e solo alla fine… suonare qualche canzone”.

    Quale l’aspetto che più vi è mancato, o che vi manca ancora, del vostro lavoro?
    “Ci mancano soprattutto la musica live e il resto della band. E poi i sorrisi, gli abbracci e i baci degli amici e del pubblico. Ci mancano i palchi sui quali ci esibivamo, quelli dei locali o festival in cui c’è considerazione e rispetto per il nostro lavoro; ci mancano le luci soffuse e l’affetto dei gestori e dei barman che ci coccolano con i loro drink fatti apposta per noi”.

    Cosa vi resterà per sempre di questa inedita ‘esperienza’?
    “Il lockdown ci ha segnati profondamente e non per le cose che non ci è stato possibile fare, ma perché abbiamo preso consapevolezza del fatto che la nostra “normalità” (quella di tutti noi) è stato il vero problema. Abbiamo capito come vivere di cose essenziali togliendo il superfluo e davanti al dramma che ha accomunato troppe persone, come gli affetti mancati, il lavoro perduto e la difficoltà di arrivare a fine mese, per un attimo abbiamo messo in discussione anche la musica e la sua importanza nelle nostre vite e nella società. Riflessioni che lasciano il segno”.

    Cosa ne pensate di questa trasposizione web di tutto, o quasi tutto, il settore artistico – culturale?
    “Una canzone non esisterebbe se fosse rinchiusa solo nella testa del suo autore. Qualsiasi forma artistica diventa tale quando è fruibile da terzi. Gli artisti hanno l’esigenza di comunicare col loro pubblico. È istintivo e naturale e il lockdown ci ha messi tutti nelle condizioni di poter arrivare alla gente solo tramite i social. Questo spiega l’esplosione e al contempo l’implosione dell’arte e della cultura sul web al tempo del covid.”

    Relativamente alle vostre attività musicale, avete idee e proposte per il futuro? Cosa vi aspettate? Quale il vostro augurio per la ripresa di tutto il settore artistico culturale?
    “In un futuro prossimo pubblicheremo il videoclip della canzone “Bruco di gomma” in cui cantiamo una sessualità più libera da stereotipi e tabù. Non abbiamo in cantiere un disco nuovo, ma ci piacerebbe organizzare comunque un calendario di concerti, pur se sottoposti alle norme restrittive del distanziamento sociale. Certo non è un’idea allettante, ma potrebbe essere un ritorno ai tempi in cui ai live si andava perché si era interessati alla musica e non solo al contesto… chissà! In ogni caso speriamo fortemente che il settore artistico/culturale si rianimi al più presto e approdi ad una “nuova normalitá”, quella in cui a tutti gli artisti e gli addetti ai lavori sia dato il giusto riconoscimento – soprattutto in termini salariali e previdenziali – e il rispetto, la dignità e l’attenzione che meritano”.

    ‘La cultura non si ferma’ se… continuate la frase.”
    La cultura non si ferma… ostinati continuiamo a lottare e a cercare ciò che ancora ci manca… la Libertà!”

    [Foto in copertina di Paolo Terlizzi]


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