Moni Ovadia/foto repertorio
“Difficile capire come potrà riprendere tutto a pieno ritmo. La mia modesta proposta, perlomeno relativa al teatro, sarebbe quella di partire mettendo in scena spettacoli interpretati da pochi attori, visitati e diagnosticati sani, di fronte a un pubblico distanziato, in sicurezza. Ogni spettacolo potrebbe andare in scena tre volte al giorno. Complicato, me ne rendo conto, ma l’alternativa è stare fermi, chissà fino a quando”.
Sugli attori teatrali la pandemia ha pesato e pesa ma per Ovadia questo è particolarmente vero nel nostro paese: “In Italia, sì. In Germania si è dichiarato che i teatri riapriranno a breve. In Francia gli artisti sono tutelati economicamente in casi di emergenza come questo che stiamo vivendo. Io sono un artista settantaquattrenne virtualmente in pensione, ma posso dire, con dispiacere, che l’Italia è un paese che starnazza di cultura ma poi agisce poco. Qui da noi ci sono pochi attori considerati ‘semidei’, magari provenienti da tv e cinema, mentre gli altri sono considerati membri di una comunità, per così dire, sfaccendata”.
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