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Mafia, così il boss insegnava la violenza al figlio e gestiva gli affari dalla finestra del carcere

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 “Tu devi chiamare Pietro, lo fai scendere e fai scendere pure a suo figlio. Unisci un bel gruppo di ragazzi e gli devi dire cosi’, a padre e figlio: dice mio padre, ‘Vedete ora di mettervi un tappo in bocca e non parlate più che perché manco vi facciamo uscire più e manco a lavorare vi facciamo scendere. Lo chiudete con una decina quindicina di persone, lo chiudete e gli dici, ‘vedi che qua morite li”. Così il boss Giovanni Ferrante insegnava al figlio come minacciare e intimidire i nemici.

 

Una “lezione” di mafia che emerge dalle intercettazioni dell’ultima inchiesta della dda di Palermo sui clan dell’Acquasanta e dell’Arenella. “Vi fate trovare con le mazze, legnate a tempesta! – dice – senza perdere tempo, fallo morire la’ direttamente, non gli dare la possibilità che torna a casa!” “Fategli del male bene bene!? e gli dici, ‘ora ve ne potete andare!'” “Vai e vedi ti porti un bel po’ di picciotti. – conclude – Pronti per scannarlo”. 

Il boss Giovanni Ferrante  conversava tranquillamente con altri uomini d’onore dalla finestra della cella del carcere Ucciardone in cui era recluso. Emerge dall’indagine della Dda di oggi sulla cosca dell’Acquasanta che ha portato all’arresto di 91 persone. Dalle intercettazioni di altri mafiosi indagati viene fuori che questi parlavano abitualmente con Ferrante: “io oggi sono andato a trovare mio compare”, dice un uomo d’onore riferendosi al capomafia. “Affaccio’ con la mano, affaccio’. Tutto a posto, glielo hai detto? tutto a posto?”, racconta.

Cosa Nostra investe nel settore dei giochi e delle scommesse, vera e frontiera della economia della criminalita’ organizzata. E’ una conferma che viene dall’inchiesta della Dda di Palermo che ha disarticolato i clan dell’Arenella e dell’Acquasanta. I magistrati parlano di vera e propri corsa all’accaparramento di “punti gioco” e sale scommesse diffusi sul territorio e che operano la raccolta delle scommesse sportive o del gioco d’azzardo on line. Scommesse gestite illecitamente ed attraverso l’utilizzo esclusivo del denaro contante. I boss delle famiglie Fontana e Ferrante fanno cartello e annientano la concorrenza. “Il tutto – dice il giudice – secondo relazioni di tornaconto reciproco, giacche’ Cosa Nostra puo’ contare su ‘professionisti’ seri ed obbedienti e costoro su una rete di protezione che li mette al riparo dai comuni rischi di impresa”.

Attraverso ditte “amiche”, la mafia del clan Acquasanta gestiva appalti e commesse nei Cantieri Navali di Palermo. Emerge dall’inchiesta della Dda che oggi ha portato all’arresto di boss, gregari ed estorsori. La cooperativa Spa.ve.sa. na, finita al centro dell’indagine, sarebbe stata l’avamposto della cosca all’interno dei cantieri, lo strumento con cui, appunto, gestire appalti, subappalti e commesse. Intercettato, il boss Giovanni Ferrante definiva la societa’ “cosa nostra”. Una serie di mafiosi, poi, risultavano assunti solo sulla carta dalla ditta da cui percepivano stipendi senza lavorare. Dall’inchiesta e’ emerso, inoltre, che era la mafia a scegliere uomini da inserire nelle cooperative di volta in volta interessate alle commesse. Gli inquirenti parlano di “nefasta” presenza del clan Fontana all’interno dei cantieri. Attraverso la gestione occulta della Spa.Ve.Sa.Na, i boss Michele e Giovanni Ferrante avrebbero avuto la possibilita’ di ottenere importanti commesse.

L’inchiesta accenna anche alla vicenda della lettera aperta scritta 4 anni fa da alcuni operai dei cantieri che denunciarono la presenza della mafia nei cantieri. “Guarda cosa hanno combinato al cantiere… hanno fatto i volantini… per farmi arrestare… dicono che io comando al cantiere… al direttore gli hanno mandato il volantino”, diceva il boss Giovanni Ferrante non sapendo di essere intercettato. “Dobbiamo evitare di far fare indagini – aggiungeva – a me mi siddia (scoccia ndr) pure sto fatto delle indagini al cantiere navale. Vedi che poi non sono tre anni. Poi sono botte di 10 anni! (di carcere ndr)”. Dalle indagini e’ emerso infine che, oltre alla Spa.Ve.Sa.Na., societa’ cooperativa gestita direttamente da Roberto Giuffrida, uomo a disposizione della cosca, anche la cooperativa Rinascita Picchettini era riconducibile ai Fontana, che al vertice avevano messo un loro uomo, Giuseppe Scrima.

La RINASCITA PICCHETTINI ha ottenuto importanti commesse nel settore della cantieristica navale (come il restyling di quattro navi della importante linea MSC) mettendosi a disposizione della famiglia Fontana per l’esecuzione dei lavori con la sottoscrizione di contratti di sub-appalto, di fatto affidando le scelte operative e gestionali al presidente della cooperativa Spa.Ve.Sa.Na.


Articolo pubblicato il giorno 12 Maggio 2020 - 13:25

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