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Scarcerazione del fratello di Zagaria, il ministro Bonafede dispone accertamenti

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Sulla scarcerazione di Pasquale Zagaria il ministro Bonafede ha disposto accertamenti. E l'amministrazione penitenziaria cerca di correre ai ripari per il futuro, con una circolare ai direttori degli istituti che punta a far passare al vaglio delle procure antimafia le istanze dei boss. E' stato il Tribunale di Sorveglianza di Sassari a disporre la scarcerazione di Zagaria, 60 anni, recluso al 41 bis con una condanna definitiva a 20 anni, legato al clan dei Casalesi e fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa per l'impossibilita' di garantirgli nelle strutture sanitarie dell'isola, alle prese con l'emergenza Covid-19, la prosecuzione del percorso terapeutico di cui ha bisogno per una grave patologia. I magistrati, per evitare la scarcerazione, hanno anche chiesto il suo trasferimento in un altro istituto, ma "dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria - si legge nel provvedimento della Sorveglianza - non è giunta risposta alcuna...". In assenza di alternative, quindi, il Tribunale ha disposto la detenzione domiciliare del boss nel bresciano. Su questa scarcerazione il Guardasigilli vuole vederci chiaro ed ha incaricato gli ispettori di Via Arenula di svolgere accertamenti, anche all'interno del Dap. Che, dal canto suo, smentisce di non aver interloquito con il Tribunale di Sorveglianza di Sassari, il quale "è stato costantemente informato" delle attività volte a trovare al detenuto una collocazione compatibile col suo stato di salute. "Tutti i passaggi - afferma il Dap - sono stati oggetto di comunicazione al Tribunale di Sorveglianza, con almeno tre messaggi di posta elettronica, l'ultimo dei quali lo scorso 23 aprile".

"Apprendiamo con sconcerto la notizia della scarcerazione di Pasquale Zagaria fratello del boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, e chiediamo l'immediato intervento del Governo perché venga impedita l'ingiusta, scandalosa e immorale scarcerazione di pericolosi boss mafiosi in seguito all'emergenza Covid-19".

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Sono le parole di Emanuela Piantadosi, presidente dell'Associazione Vittime del Dovere, Onlus nazionale che tutela i familiari di forze armate, dell'ordine e magistrati caduti in servizio. E' già da qualche settimana che l'associazione, scrive la presidente in una nota, "ha lanciato il suo grido d'allarme sottolineando come i provvedimenti previsti dal 'Cura Italia', avrebbero dato il via ad una lunga serie di sconti e alleggerimenti di pena ingiustificati e del tutto irresponsabili". Secondo l'associazione, la scarcerazione dei boss si traduce nel "vanificare l'imponente lavoro svolto da forze di polizia e magistratura, oltraggiare il sacrificio delle Vittime e soprattutto infrangere il patto di fiducia che tutti i cittadini ripongono nello Stato". "La salute dei detenuti e' importante", conclude Piantadosi, e "verrà egregiamente tutelata dallo Stato in ambiente protetto ed isolato come solo il carcere può essere, ma nondimeno la sicurezza della Nazione deve essere condizione irrinunciabile".

 

Articolo pubblicato il 24 Aprile 2020 - 22:43 - Redazione

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