Omicidi nel centro estetico ed estorsioni ad Arzano: clamorosa scarcerazione di Pasquale Cristiano, soprannominato “picstik”

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In primo grado la direzione distrettuale antimafia aveva invocato la condanna all’ergastolo nei confronti di Pasquale Cristiano, per l’omicidio di Ciro Casone, avvenuto ad Arzano il 28.02.14 durante il quale perse la vita anche Ferrante Vincenzo che si trovava in compagnia del primo.
Il commando fu composto da quattro persone e l’omicidio trova la sua collocazione per la lotta per il predominio camorristico nella città di Arzano.
Clamorosamente, in accoglimento delle argomentazioni giuridiche formulate dalla difesa, il Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dott. Vertuccio, ritenne che non vi fossero prove sufficienti per giungere alla conclusione che “Picstik” fosse uno degli esecutori materiali.
Scelta vincente per la difesa del ritenuto killer, quindi, fu quella di definire il processo con le forme del rito abbreviato, puntando a valorizzare in particolare la genericità delle accuse dei pentiti e le divergenze tra le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Salvatore Abate e da Domenico Esposito con le dichiarazioni dei testi oculari che erano nei pressi ed all’interno del centro estetico dove avvenne l’agguato.
Non fu decisivo per incastrare Pasquale Cristiano dimostrare che, dopo l’omicidio di Casone, la lista delle vittime delle estorsioni sarebbe passata proprio nelle sue mani, circostanza questa concordemente riferita da plurimi collaboratori di giustizia che individuavano proprio in Cristiano il boss emergente.
La assoluzione dall’omicidio non fu impugnata dalla Procura della Repubblica e quindi divenne irrevocabile per Cristiano, mentre è ancora in corso l’istruttoria dibattimentale innanzi alla Corte di assise di Napoli relativa al processo a carico degli altri ritenuti esecutori materiali del duplice omicidio cioè Napoleone Renato, Russo Francesco Paolo e Gambino Angelo, i quali scelsero la strada del giudizio ordinario.
Ma oggetto del giudizio innanzi svoltosi innanzi al Giudice Vertuccio erano anche alcuni reati di estorsione con modalità mafiose per i quali vi fu emessa condanna in primo grado di Cristiano Pasquale ad anni 8 e mesi 8 per due episodi estorsivi, di Liguori Raffaele ad anni sei di reclusione e di Russo Domenico ad anni cinque e mesi quattro, condanne che impedirono a “Pikstic” di essere rimesso in libertà nonostante il venir meno della gravissima accusa di aver cagionato la morte di due persone.
Degna di nota è anche la circostanza che tra le vittime delle estorsioni vi era anche di Giuseppe Orlando, quest’ultimo assassinato in un agguato di camorra alcuni mesi fa.
E così veniamo ad oggi, al processo di appello che si è svolto nonostante la pandemia in corso, ove si è verificato un ulteriore colpo di scena.
Infatti, nel corso del giudizio di secondo grado, dopo che il Procuratore Generale ha chiesto la conferma delle condanne inflitte, e udite le arringhe difensive, la Corte avrebbe dovuto emettere il verdetto finale. Diversamente da come accade ritualmente, dopo ben tre ore di camera di consiglio, il presidente della quarta sezione della Corte di appello di Napoli, dott. Nicola Russo, invece, ha letto una ordinanza con la quale ha disposto di acquisire ulteriori atti con rinvio per il prosieguo del processo e per la sentenza al giorno 21 aprile.
Inoltre, quel che ancor più rileva, la Corte di appello, in attesa della decisione finale, in accoglimento della richiesta avanzata dagli avvocati Dario Vannetiello e Vincenzo Di Vaio, ha disposto la immediata scarcerazione del pregiudicato Pasquale Cristiano, con sottoposizione di costui agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.
E così nel giro di soli due anni “Picstick”, grazie alle sapienti scelte difensive, è passato dal rischio dell’ergastolo al focolaio domestico, allorquando lo “stare a casa” è di fatto imposto a tutti i cittadini in questo periodo di pandemia.
Inoltre, la Corte di appello, sempre in accoglimento di istanze difensive, ha deciso la remissione in libertà di coloro che avevano una posizione meno gravata e che erano stati condannati a pene minori rispetto a quella inflitta a Pasquale Cristiano: Liguori Raffaele, difeso dagli avvocati Antonio Pollio e Fabio Segreti, e Russo Domenico difeso dall’ avvocato Antonio Mormile.


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