‘Cura Italia: il decreto mette in quarantena avvocati e liberi professionisti’. Un’analisi di Francesco Melone

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“Lo stato di emergenza sanitaria che stiamo vivendo – a dire il vero senza precedenti nella recente storia nazionale – tende ad oscurare le conseguenze che ne deriveranno e la profonda recessione economica”, lo afferma l’avvocato casertano del foro di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Melone che offre un’analisi sulle ricadute del decreto Cura Italia sugli operatori della giustizia, avvocati e liberi professionisti.

“Le ricadute su tutti i settori del tessuto economico saranno devastanti – precisa il legale, che prosegue. “L’emergenza corona virus – a differenza di altre emergenze sanitarie e ambientali – vuoi perché circoscritte a singole aree geografiche o perché limitate nel tempo – ha inciso profondamente sul nostro modo di pensare, su ciò che siamo, mettendo a nudo tutta la nostra fragilità e vulnerabilità. Nulla sarà più come prima!

La tragedia del contagio e la visione delle tante vittime, in questo momento ed aggiungo giustamente, tende ad oscurare le ricadute economiche, ma soprattutto le conseguenze che la paralisi da coronavirus avrà sulle professioni, e ovviamente sugli avvocati. Le imprese ferme e le attività giudiziarie bloccate incideranno ancor più in maniera drammatica sull’avvocatura, già da diversi anni alle prese con una profonda trasformazione ed un asfissiante disagio economico che colpisce duro soprattutto i professionisti del sud della nazione.



    A ragion veduta, la nobile professione dell’avvocato non affascina più, lo dicono i numeri, i giovani così come tanti altri colleghi non in età giovanile ripongono le proprie speranze in un futuro lontano dagli studi legali, alla ricerca di un concorso pubblico o peggio ancora rincorrendo una cattedra d’insegnamento in giro per l’Italia.

    Se nel 2000 la variazione degli iscritti rispetto all’anno precedente era stata di + 8,7%, la crescita tra il 2017 e il 2018 è stata solo dello 0,3%. Siamo prossimi ad un incremento pari a zero senza considerare che – secondo i dati CENSIS 2019 – l’età media degli avvocati iscritti alla Cassa forense oggi è pari a 47 anni.

    In questo scenario, la condizione degli avvocati e più in generale dei liberi professionisti è quella più sottovalutata ed anche i recenti interventi legislativi – seppur emessi in un momento emergenziale – non lasciano ben sperare per quello che sarà negli anni a venire. Il decreto Cura Italia, che stanzia 25 miliardi da destinare a famiglie ed aziende per far fronte alla crisi innescata dall’epidemia da COVID-19, difatti, penalizza particolarmente i liberi professionisti.

    La sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti fiscali e contributivi sono certamente disposizioni utili a tirare momentaneamente il fiato. Il punto è che, prima o poi, questi contributi bisognerà comunque pagarli. E con l’economia ferma ed una prospettiva di ripresa alquanto incerta per i professionisti si preannunciano tempi non facili.

    Nessuna risposta concreta è difatti contenuta nel Decreto Legge, cd. Cura Italia. Al momento vi è solo la prospettiva di un fantasioso “clic day” per aggiudicarsi il bonus da 600 euro per il solo mese di marzo (art. 27 D.L), riconosciuto esclusivamente ai lavoratori autonomi o titolari di partita IVA iscritti alla gestione separata (INPS) e che, quindi, non include nella platea di beneficiari i professionisti iscritti alle casse previdenziali professionali, come architetti, medici, giornalisti e, chiaramente, avvocati.

    Ai liberi professionisti è rivolto l’articolo 54 del decreto circa l’attuazione del Fondo solidarietà mutui “prima casa” il cosiddetto “Fondo Gasparrini” che prevede per i prossimi 9 mesi di bloccare il mutuo sulla prima casa. La dimostrazione dei requisiti per l’accesso a tale beneficio, così come la norma è posta, non è proprio cosa agevole per i professionisti.

    Il Decreto Legge cd. Cura Italia n. 18 del 17 marzo 2020, emanato per fornire le prime risposte economiche per l’emergenza coronavirus, all’art. 44 istituisce, inoltre, un Fondo per il reddito di ultima istanza con una dotazione di 300 milioni di euro.

    Non è ben ancora chiaro quali saranno i parametri per l’individuazione dei professionisti che potranno accedere al reddito di ultima istanza, la speranza è che non via sia – anche in tal caso- un altro clic day per aggiudicare un “bonus di consolazione” a chi arriva primo.

    Non può sfuggire, ad una attenta lettura, che la destinazione di una quota dei 300 milioni stanziati per i professionisti è definita come un’eventualità. Quel che preoccupa è proprio la previsione normativa “dell’eventale quota” da attribuire ai professionisti e che non lascia ben sperare, anche in considerazione del limite alquanto irrisorio delle risorse stanziate.

    Insomma, uno scenario che si presenta tutt’altro che chiaro e che non risponde alla richiesta di aiuto dei tanti professionisti.

    Un grido di aiuto di una intera categoria professionale – di circa 243 mila “uomini e donne” su base nazionale – del tutto inascoltato da una classe politica centrale inadatta, composta tra l’altro da gran parte di avvocati e comunque professionisti che ben dovrebbero conoscere i disagi che quotidianamente gli avvocati sono costretti ad affrontare, un grido d’aiuto al quale anche la Cassa Nazionale Forense resta sorda o peggio ancora si limita a girare il proprio sguardo altrove, conscia dell’obbligo di legge che impone l’iscrizione alla cassa per gli Avvocati iscritti agli Albi professionali forensi ed esclude qualsivoglia diversa scelta, una Cassa Forense forse troppo presa a ricordare agli iscritti le scadenze dei pagamenti contributivi da farsi o peggio ancora troppo affezionata a mantenere gli status della carica e mi riferisco alle indennità di carica , ai gettoni di presenza ed ai rimborsi spese percepiti dagli amministratori del CNF (basta dare uno sguardo al sito istituzionale del CNF alla voce “Organizzazione e Costi di Gestione” per avere il bilancio consuntivo dei compensi degli Organi Amministrativi).

    Forse non è ancora chiaro, qualcosa bisogna fare, qualcosa deve cambiare – oggi perché domani potrebbe essere troppo tardi – dalla sospensione dei mutui e delle rate dei finanziamenti di qualsiasi genere per l’esercizio dell’attività professionale alla accelerazione del pagamento dei crediti degli avvocati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, dalla sospensione dei carichi iscritti a ruolo e delle rateizzazioni dell’Agenzia delle Entrate senza applicazione di sanzioni ed interessi per gli anni 2020 – 2021, alla compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione della dichiarazione. Spero solo che tutto questo non resti una isolata voce ed una personale umile speranza.”

    E conclude “pensando, comunque, che “Passano le grigie nuvole e lasciano al cielo, di nuovo libero, lo spazio per accogliere le rondini; e vedete, noi non sappiamo chi le mandi, ma eccole, le rondini sono già arrivate”. E’ il bellissimo messaggio di speranza che arriva dall’imprenditore – filosofo Brunello Cucinelli, affidato ad una “Lettera di primavera” pubblicata sul sito internet dell’azienda di Solomeo”.


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