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Camorra, ‘…cominciamo dal bambino più piccolo’, così il clan Orlando minacciava chi non pagava. Il racconto dei pentiti

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 Traffici di droga, tangenti per poter delinquere ‘protetti’, sequestri di persone e minacce anche di far male ai bambini. Nelle 268 pagine il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Isabella Iaselli, racconta dopo la richiesta dei pm della Dda sulle informative dei carabinieri, l’evoluzione del clan Orlando che dal 2015 ha preso in mano le redini di quello che una volta era l’impero della cosca dei Nuvoletta-Polverino, boss molto piu’ simili ai mafiosi che ai camorristi, in grado di fare affari milionari, di corrompere e di investire in attività commerciali. Ma gli Orlando dovevano prima imporsi e lo hanno fatto con la violenza, così come ricostruito nelle pieghe della misura cautelare che ha raggiunto nei giorni scorso 24 persone. In totale sono 33 gli indagati e sono due le accuse principali: il traffico di sostanze stupefacenti e l’associazione camorristica. Le due organizzazioni, quella dei trafficanti e gli Orlando, sono collegate tra loro perche’ una dipende dall’altra. A ricostruire le fasi ci hanno pensato i collaboratori di giustizia. Giacomo Di Pierno, per esempio, decripta le frasi in codice: “Per il termine macchina si intende un carico da trecento chilogrammi di hashish che viene venduto a 1.200 euro al chilo”, dice in un verbale del 13 marzo del 2018. Racconta poi che per poter aprire la piazza di droga nel comune Flegreo di Quarto, dove non era più possibile vendere sostanze stupefacenti, il clan Orlando imposero ai referenti criminali della zona di pagare i loro carcerati. Andrea Lollo il 13 dicembre del 2017 racconta un episodio che spiega al meglio le tensioni che spesso si creano all’interno delle cosche subito dopo gli arresti, per la mancanza di liquidità. Racconta del mancato pagamento di una partita di hashish con un marocchino e di un suo fornitore italiano Bruno Carbone, del valore di 200 mila euro da parte di Antonio Nuvoletta. Lui per giustificarsi disse di aver girato il carico ad un esponente del clan Licciardi di Secondigliano e allora lui per dimostrare la sua buona fede mandò come emissario suo nipote che fu sequestrato fino a quando Nuovoletta non pagò il carico. Nella cosca che si occupava di droga Pasquale Baiano aveva il ruolo di supervisore delle piazze di spaccio, Vittorio Felaco era colui il quale approvvigionava il clan di sostanze stupefacenti per un periodo che va da novembre 2016 a luglio 2019. Altro episodio grave raccontato e contestato dal gip è quello che vede protagonista un boss della droga, Francesco Verderosa, avvenuto a Marano il 27 novembre. C’era stato un ammanco di droga, forse era stata rubata ed era stato individuato anche il responsabile. Cosi’ Verderosa, intercettato, inizia a cercare di procurarsi due pistole. “Vai da qualcuno perche’ non possiamo portare niente noi da qua, io massimo questa sera sono da voi. Vai da chi devi andare e fammi trovare i due ferri”. Poi a tu per tu con il presunto ladro di droga la minaccia inequivocabile. “Stanotte hai fatto il patto con la morte, puoi andare anche nella migliore caserma dei carabinieri, finanza o polizia, vai dove vuoi, fai conto che devi fare solo il funerale. Stiamo partendo con due macchine, cominciamo con il bambino più piccolo”.


Articolo pubblicato il giorno 9 Febbraio 2020 - 09:22

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