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‘Hammamet’ ovvero la solitudine del ‘numero Uno’



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Era la prima del film “Hammamet” di Gianni Amelio di cui in questi giorni stanno parlando tutti i giornali, riportando ancora una volta alla ribalta la figura di Bettino Craxi, discussa e controversa quanto si vuole, ma certamente grande, anzi grandiosa nella sua tragica parabola.  La prima del film si dava in contemporanea nelle sale cinematografiche di tutta Italia lo scorso 9 gennaio. Mi sono quindi sentito in dovere di precipitarmi a vedere lo spettacolo. L’ho fatto da cronista in primis, ma anche ex militante socialista ed ex Craxiano, anzi per meglio dire, da Craxiano convinto oggi più di ieri, per quel che può valere.  

Ho scelto di andare a Torre annunziata nel vecchio Cinema Politeama che ancora oggi sopravvive nonostante il calo degli spettatori nei Cinema d’antan. Ho preferito lo spettacolo delle venti, perché mi sembrava il più idoneo ad accogliere persone che, come me, si consentivano una serata di cinema in un venerdì infrasettimanale, dopo la scorpacciata delle festività natalizie che – imperversando per una quindicina di giorni di seguito – lasciano più o meno in tutti scorie e chili di troppo.

Una mia segreta speranza, peraltro plausibile e innocente, era quella di ritrovare sicuramente tanti “volti della memoria” cioè incontrare vecchi amici o semplici conoscenti, una volta giovani militanti come me nel Partito Socialista Italiano, il PSI. E in effetti il Partito Socialista negli anni di Craxi a Torre Annunziata registrava particolari vette di consenso, crescenti con l’onda lunga socialista preconizzata da Craxi, ma mai concretizzatasi realmente. A livello nazionale infatti il PSI craxiano ha mai superato il tetto del 15% di consensi. E il suo picco assoluto fu il 14,3% dell’anno 1987, sempre imperante Craxi.


Nella città di Torre Annunziata invece si registravano nelle varie competizioni elettorali picchi percentuali di voti socialisti assolutamente infrequenti nel resto d’Italia, compresa la craxiana “Milano da bere”. A Torre Annunziata i dati elettorali del PSI craxiano erano tutti e sempre a doppia cifra. Ben piantati e veleggianti intorno al venti per cento, con vette di consensi che arrivarono intorno al 25% e oltre, se la memoria mi sorregge. Da ciò scaturirono per il PSI di Torre Annunziata riconoscimenti politici che portarono alla carica di Sindaco, in fasi successive, almeno cinque o sei rappresentanti del PSI. E una pletora di assessori scelti nella marea crescente di consiglieri comunali socialisti. Insomma un bottino importante per una città che intanto affondava tra camorra e disoccupazione. Si poteva insomma pensare ad una folta presenza di ex militanti socialisti, almeno quelli, alla prima del film Hammamet di Amelio che narrava gli ultimi mesi di vita del più grande leader socialista italiano di sempre.

Sono perciò arrivato trafelato al botteghino del Cinema Politeama giusto in orario, temendo di non trovar posto. Non ho visto alcuna fila e ho dunque pensato che per una volta si fossero tutti accomodati nella sala per tempo. Acquistato il biglietto al botteghino, l’ho fatto staccare al controllo e, prima di entrare in sala al buio, ho dato uno sguardo, distratto ma interessato, al piccolo bar, già pregustando la bibita che avrei consumato nell’intervallo. Poi mi sono immerso nel buio della grande sala, munita di alcune centinaia di poltrone. Appena gli occhi si sono adattati alla oscurità, mentre già scorrevano sullo schermo le prime immagini del film – con Francesco Savino fotocopia quasi perfetta di Bettino Craxi – mi sono girato intorno per rendermi conto di quanta gente fosse con me a cinema. Uno sforzo prolungato e vano il mio. Uno sforzo ripetuto senza successo più volte. Ogni volta che il lucore delle immagini del film mi consentivano di affondare lo sguardo nella penombra suggestiva tipica delle sale cinematografiche. Ma niente. Niente di niente. Incredulo, mi sono dovuto rassegnare. Ero l’unico e solo spettatore.

Altro che volti della memoria, altro che ex Sindaci e Assessori e Consiglieri socialisti. Tutti, dico tutti, nessuno escluso, assenti. Dileguatisi. Così come fecero venti anni fa i Pretoriani, i Capicorrente, i Capibastone, i Nani e le Ballerine che coralmente osannanti vivevano come caudatari alla corte munifica di re Bettino Craxi, lasciato poi solo a morire ad Hammamet tra pochi fedelissimi e i familiari. Non da “leader”, ma da “lader”. Forse gli assenti avevano il timore di guardarsi e rivedersi nello specchio. Una cosa è certa: ora Bettino è davvero solo. Gli assenti lo hanno sepolto per sempre, negandogli perfino il diritto alla memoria.

Federico L.I.Federico


Articolo pubblicato il giorno 12 Gennaio 2020 - 20:23

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