"Andiamoci a prendere un caffè" era la frase in codice con cui pianificavano gli appuntamenti, le "piastrelle" e le "reti da pesca" erano invece alcuni dei nomi in codice della droga che, due muratori albanesi e una famiglia di tre napoletani, ora agli arresti domiciliari con l'accusa di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti aggravata e continuata in concorso, utilizzavano per eludere le intercettazioni della Polizia di Pisa.Potrebbe interessarti
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I cinque sono da questa mattina agli arresti domiciliari su disposizione del gip del tribunale di Pisa Donato D'Auria su richiesta del pm Giancarlo Dominijanni. L'indagine, condotta dalla squadra mobile di Pisa coordinata dal commissario Fabrizio Valerio Nocita, ha messo in luce un giro di droga da decine di migliaia di euro sul litorale pisano ed era nata da una costola dell'indagine intorno all'omicidio dello spacciatore marocchino Jarmouni Ayoub, freddato a colpi di pistola nella pineta di Marina di Pisa l'8 dicembre. Il gruppo riceveva gli acquirenti a casa, ma spesso le consegne avvenivano in zone pubbliche, come il lungomare di Marina di Pisa. Secondo quanto riferito dagli inquirenti questa mattina, il rapporto fra "grossisti" e "rivenditori" si sarebbe incrinato intorno a marzo del 2019 in seguito a un grosso debito contratto dai napoletani. Gli albanesi avevano cosi' intessuto nuove relazioni tanto che la squadra mobile di Pisa, in questa fase, aveva intercettato la cessione di circa mezzo etto di cocaina avvenuta a Ponsacco e che ha portato all'arresto, a Volterra, di un albanese. La famiglia napoletana, nel frattempo, aveva trovato altre fonti di approvvigionamento presumibilmente dalla zona di Scampia. Proprio a Napoli, infatti, l'uomo di 47 anni e' stato rintracciato a casa del fratello, nel quartiere Arenella, dalla squadra mobile locale, dopo alcune ricerche condotte tra i quartieri di Milano e Scampia dove risiedono alcuni suoi parenti. I cinque sono ora in attesa di interrogatorio.





