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Tre ‘vecchi’ Casalesi chiedono il pizzo ad azienda bufalina anche per gli anni in cui non ‘erano passati’



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Hanno chiesto 4000 euro di tangente ad un imprenditore bufalino di Cancello ed Arnone  come arretrati per gli anni in cui non erano passati. Tre estorsori “piuttosto attempati” del clan dei Casalesi sono finiti per questo in carcere su ordine del Gip del tribunale di Napoli nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, realizzata dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe. Nessuna “giovane leva” del clan tra i tre indagati, che rispondono di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso; compaiono invece il pregiudicato 60enne Francesco Martino, storico esponente del clan già due volte condannato con sentenze irrevocabili per reati di camorra, il 49enne Pasquale Verrone, noto alle forze dell’ordine, e un incensurato di 53 anni. Secondo quanto accertato dai carabinieri attraverso le intercettazioni telefoniche e il pedinamento degli indagati, Martino e i complici si sarebbero presentati più volte presso l’allevamento di bufale e la casa della vittima, minacciando di dar fuoco al capannone di fieno, se non avessero ricevuto 4000 euro per il servizio di “guardiania” da loro imposto; un servizio fittizio ovviamente, perché il pizzo serviva a recuperare le somme arretrate, dal momento che Martino era stato in carcere negli ultimi anni e non aveva potuto taglieggiare l’imprenditore. Questi pero’ non si e’ fatto intimidire collaborando alle indagini e permettendo agli inquirenti di incastrare i tre estorsori.


Articolo pubblicato il giorno 25 Ottobre 2019 - 12:28

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