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‘Da Artemisia a Hackert’ alla Reggia di Caserta. La mostra inaugura oggi ed è visitabile fino al 16 gennaio 2020

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“Da oggi l’antiquario non verrà più guardato come un delinquente da questo Stato che non capisce che le opere d’arte sono beni universali”. Parola di Vittorio Sgarbi, che al Teatro di Corte della Reggia di Caserta presenta così la mostra “Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia”: 112 dipinti che l’antiquario italiano Cesare Lampronti, la cui galleria è a Londra, ha prestato per quattro mesi alla pinacoteca del Palazzo Vanvitelliano. La mostra, che sarà inaugurata ufficialmente oggi (ore 18), sarà infatti visitabile fino al 16 gennaio 2020. “Lampronti – dice Sgarbi – e’ buono e generoso; il suo lavoro oggi viene finalmente riconosciuto, avendo riportato in Italia, in oltre 50 anni di carriera, 12mila dipinti; Lampronti ha arricchito l’Italia e oggi arricchisce anche la Reggia. La sua storia dimostra anche quello che dico da tempo, ovvero che il mercato dell’arte in Italia deve essere piu’ libero; oggi e’ soggetto a troppe prescrizioni che ne fanno un mercato minore”. L’antiquario romano, nato nel 1942 da una famiglia di religione ebraica, ha dovuto ricostruire anche tutto il patrimonio artistico della sua famiglia, “annientato” dalle leggi razziali fasciste. Deluso due volte dall’Italia: nel 2012, infatti, “complice un clima di ostracismo e di diffidenza nei confronti del nostro lavoro – spiega lo stesso Lampronti, presente oggi alla Reggia – ho spostato la mia galleria storica da Roma al centro di Londra, decisione sofferta e vissuta con grande amarezza. Ho continuato a concentrare il mio interesse sulla pittura italiana: mi piace considerare la mia galleria attuale come una finestra di cultura della nostra arte nel mondo internazionale”. Il gallerista auspica anche che “la figura dell’antiquario diventi centrale nella cultura italiana”. Il direttore della Reggia Tiziana Maffei, insediatasi qualche mese fa quando la macchina organizzativa della mostra, pensata dall’ex direttore Mauro Felicori, era gia’ in piena fase operativa, si dice entusiasta in quanto questo evento “e’ stato la prova di come la Reggia debba affrontare iniziative del genere, ovvero facendo squadra, e superando le difficolta’ fisiologiche in un museo in cui le esigenze legate alla valorizzazione vanno coniugate a quelle connesse alla necessaria manutenzione”. La mostra nasce dall’idea di avvicinare il mondo del collezionismo privato e delle Gallerie d’arte a quello dei Musei, intesi come luoghi deputati alla fruizione e alla valorizzazione culturale per “pubblici” sempre piu’ eterogenei. Essa si propone di mostrare il legame esistente tra le opere gia’ presenti all’interno della collezione reale, esposta nelle sale della Reggia e i dipinti presenti nella Lampronti Gallery, nonche’ di esaltare il fascino della pittura del ‘600 e ‘700 nella sua globalita’. Nell’occasione sara’ esposto per la prima volta a Caserta il Porto di Salerno di Jakob Philipp Hackert, che e’ il “pezzo” mancante della serie dei Porti realizzata da Hackert per il re Ferdinando IV di Borbone. La mostra, quindi, diventa cosi’ occasione per mostrare ai visitatori l’intera serie dei Porti del Regno, recentemente restaurata. Il progetto prevede l’esposizione di ulteriori quadri di vedute di Napoli e della Campania, realizzati da pittori presenti nella collezione della Reggia. Le opere scelte sono riconducibili a cinque aree tematiche differenti: pitture caravaggesche, pittura del ‘600, vedute, paesaggi e nature morte. Tra gli autori in mostra Artemisia Gentileschi, Bernardo Cavallino, Salvator Rosa, Luca Giordano, Baciccio, Pietro da Cortona, Rubens, Pompeo Batoni, Guercino, Canaletto, Bellotto, Gaspar van Wittel, Jakob Philipp Hackert, Antonio Joli, Nicolas Poussin, Claude Lorrain, Francesco Solimena, Bartolomeo Bimbi e Paolo Porpora.


Articolo pubblicato il giorno 16 Settembre 2019 - 17:34


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