Camorra, il clan Contini ‘perse’ le elezioni di Casalnuovo del 2015 pur pagando 50 euro a voto

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Il clan Contini aveva provato ad infiltrarsi nel comune di Casalnuovo durante le elezioni del maggio 2015. E’ l’inedito retroscena che emerge dall’inchiesta Cartagena che la scorsa settimana ha sgominato l’intero sistema criminale dell’Alleanza di Secondigliano composto dalle famiglie malavitose dei Contini, Mallardo e Licciardi. Pagarono 50 euro a voto ma non riuscirono ad eleggere il proprio referente. Tra i candidati consiglieri comunali nel partito “Unione di Centro” che faceva parte della coalizione che sosteneva la rielezione a sindaco di Antonio Peluso vi era Giacomo D’Inverno consigliere uscente eletto nel 2010 nel partito “Lista Civica”, che aveva sostenuto la maggioranza politica del sindaco uscente Peluso.
A quelle elezioni Giacomo D’Inverno ottenne 280 voti, risultando il secondo candidato del partito “Unione di Centro”. Il candidato sindaco Antonio Peluso ottenne il 48,62% dei voti per cui  andò al ballottaggio con l’altro candidato, Massimo Pelliccia.
Secondo la Dda la candidatura di Giacomo D’Inverno fu sostenuta anche dal clan Contini attraverso la mediazione di Salvatore Percope elemento di primo piano del clan e arrestato nel blitz Cartagena.
Scrive il gip Roberto D’Auria nell’ordinanza: ‘D’Inverno ha ottenuto i voti dal sodalizio malavitoso dietro il pagamento di circa 50 euro a preferenza. Gli elementi posti a fondamento della tesi accusatoria provengono dagli esiti delle intercettazioni disposte nei riguardi dell’utenza cellulare in uso a Salvatore Percoipe. L’esponente continiano risulta infatti risiedere nel Comune di Casalnuovo di Napoli, motivazione per cui il D’Inverno si rivolge proprio al Percope”. Dalle intercettazioni telefoniche allegate all’ordinanza emerge come D’Inverno abbia pagato 50 euro a Giuseppe Percope giovane figlio di salvatore promettendo la stessa cifra per gli amici che lo avrebbero votato. Ci fu anche un incontro presso un bar dove i ragazzi si ritrovavano ma non c’è prova effettiva del pagamento dei 50 euro agli altri ragazzi. “Perchè io poi sabato vado a prendere .. inc . a me mi interessa i compagni tuoi …”. Salvatore Percope il giorno delle consultazioni elettorali accompagnò personalmente al seggio alcune delle persone che poi avrebbero espresso -dietro compenso economico, deve ritenersi- il voto in favore di Giacomo D’Inverno.  Ma al ballottaggio il dottor Antonio Peluso fu sconfitto e quindi  D’Inverno non  riuscì ad entrare in consiglio comunale. Del cattivo esito del ballottaggio elettorale D’Inverno faceva ampio riferimento nel corso della telefonata intercettata il 16 giugno 2015 nella quale esprimeva tutto il suo rammarico a Salvatore Percope che a sua volta chiedeva all’esponente politico quanti voti aveva preso l’avversario candidato sindaco nella zona evidentemente lui controllata. Scrive il gip: “E’ chiaro, sulla base delle frasi pronunciate dal malavitoso continiano, che l’unico interesse del clan era quello di garantire, attraverso una vera e propria compravendita di voti, un consistente numero di preferenze elettorali grazie ai quali poter avere, in seguito, un potere contrattuale con la componente politica nella circostanza qui rappresentata da Giacomo D’Inverno, di maggior peso. Le intercettazioni telefoniche predisposte nei riguardi delle utenze cellulari in uso a Salvatore Percope hanno consentito, al di là della vicenda relativa al voto di scambio, di evidenziare la profonda conoscenza tra l’affiliato al clan Contini e Giacomo D’Inverno anche in epoca antecedente alla tornata elettorale.In una telefonata intercettata del del 3 febbraio 2015 D’Inverno chiese all’amico Percope  se avesse potuto avere un’agevolazione dal titolare delle “Gioiellerie Esposito” di corso Meridionale, ossia da Gaetano ESPOSITO, sul prezzo d’acquisto di un oggetto verosimilmente di valore. Salvatore Percope si mostrava accondiscendete, tanto da esortare l’amico a non pagare la merce, perché poi lui, in un secondo momento, avrebbe avvicinato il titolare delle gioiellerie per concordare il prezzo finale. Scrive ancora il gip: “Il contenuto inequivocabile della telefonata induce a ritenere che D’Inverno, all’epoca dei fatti consigliere comunale in carica, era consapevole che Salvatore Percope fosse organico al clan Contini e che le gioiellerie, in qualche maniera, erano ricollegabili alla consorteria mafiosa. D’altra parte non vi è alcun nesso logico se si considera che Salvatore Percope non ha alcuna attinenza ufficiale con i titolari delle gioiellerie Esposito se non quella di essere l’uomo di fiducia di Vincenzo Tolomelli attuale reggente del clan Contini”.


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