Omicidio Materazzo: l’avvocato chiede le attenuanti. Parla l’imputato per 2 ore: “Il pm è stato approssimativo”

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Napoli. Due ore di arringa difensiva per ricostruire il delitto e chiedere le attenuanti per il suo assistito che gli permetterebbero di evitare l’ergastolo: questa la richiesta dell’avvocato Bruno Cervone, avvocato di Luca Materazzo, l’uomo che compie 38 anni oggi, accusato di aver ucciso il fratello Vittorio con oltre trenta coltellate. Alla fine dell’arringa l’imputato ha chiesto la parola ed ha tenuto una seconda arringa difensiva, e si è scagliato contro il pm e le modalità con le quali sono state condotte le indagini tanto che anche il suo difensore ha tentato di fermarlo per ben due volte. “Ho raso al suolo la sua credibilità” ha detto Luca Materazzo a proposito del pm.
Udienza finale quella per l’omicidio di Vittorio Marrazzo, è attesa, infatti, per stasera, non prima delle 21,30, la sentenza dei giudici della prima corte d’assise del Tribunale di Napoli per il delitto dell’ingegnere ucciso il 28 novembre del 2016, in via Maria cristina di Savoia, nel quartiere Vomero a Napoli. Se i giudici accogliessero la richiesta di attenuanti generiche del difensore, l’imputato potrebbe evitare il carcere a vita. Elena Grande, moglie dell’ingegnere, ha ascoltato in silenzio le parole dell’avvocato difensore del cognato, come sempre, seduta in fondo all’aula 115. Nel corso dell’arringa l’avvocato Cervone ha anche puntato il dito contro un uomo indicato da uno dei testimoni come una persona che avrebbe potuto avere particolari rancori nei confronti di Vittorio, per via di un debito contratto dal padre Lucio. Nel corso del dibattimento, tuttavia, questa persona ha ammesso che la vittima aveva saldato la sua parte del debito, che ammontava a qualche centinaio di euro. La difesa ha contestato i risultati delle analisi del DNA sulle tracce genetiche trovate sul casco e i guanti usati dall’assassino. Dopo l’arringa del suo avvocato, Luca Materazzo ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee durante le quali ha cercato di spiegare i motivi che lo hanno spinto a sostituite una quindicina di avvocati nell’arco di circa un anno di processo. Un discorso lungo e circostanziato, praticamente una seconda arringa difensiva, durato un’ora e 45 minuti. Ha cercato di minare la correttezza dell’operato degli investigatori (“il pm è stato approssimativo” e “ho raso al suolo la sua credibilità”, ha sottolineato rivolgendosi al presidente Giuseppe Provitera). Inoltre ha puntato ancora una volta il dito contro i giornalisti (“sono stato distrutto a livello mediatico”). In due occasioni l’avvocato Cervone ha cercato di interrompere le dichiarazioni del suo cliente e per due volte Luca ha respinto quelle esortazioni al mittente. Ha parlato della sua fuga in Spagna spiegando di avere deciso di andare via da Napoli perchè dopo l’omicidio “al supermercato, quando mi vedevano, i clienti scappavano…e lo stesso è successo con alcuni amici”.




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