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Detenuto a Poggioreale in attesa di trapianto al cuore, i familiari: ‘Non lasciatelo morire in carcere’

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“Non diciamo che deve tornare in libertà ma che almeno non sia lasciato morire in carcere”. I familiari di Francesco Maglione, 59 anni di Villaricca detenuto dallo scorso anno nel reparto San Paolo del carcere di Poggioreale, lanciano l’allarme sulle condizioni di salute del loro congiunto. Secondo una perizia medica firmata dal dottor Piermario Oliviero e datata 24 aprile scorso il detenuto “Non è compatibile con la detenzione per le sue gravi condizioni di salute” essendo affetto da una cardiomiopatia dilatativa. E’ in attesa di trapianto cardiaco e le sue condizioni di salute peggiorano giorno dopo giorno. Secondo la perizia “la massiva e sostenuta terapia farmacologica che è costretto ad assumere, ivi compresa la terapia anticoagulante con il delicato managment e gestione , della necessità di eseguire esami strumentali specialistici ravvicinati anche invasivi e degli eventuali ulteriori interventi chirurgici a cui potrebbe doversi sottoporre… mettono seriamente in pericolo la vita del paziente. Inoltre altra condizione altamente condizionante risulta essere la gestione della sua condizione di portatore di defibrillatore automatico….Infine la gestione nella lista dei trapianti con i conseguenti e relativi controlli e la possibilità di diritto di scegliere le strutture e gli operatori che dovranno eseguire le procedure invasive e gli interventi cardiaci rappresentano un ulteriore controindicazione alla condizione di detenzione carceraria ordinaria anche in considerazione della possibilità di poter avere la vicinanza dei familiari in momenti così tragici e delicati”. Il detenuto, ex casalese ed ex clan Ferrara, parente della moglie, è una personaggio noto alle cronache giudiziarie. Era stato arrestato per usura lo scorso anno insieme con un complice perché coinvolto nell’inchiesta che portò al suicidio di un imprenditore di Giugliano stritolato dal vortice usuraio di Maglione del complice. Lo scorso mese aveva attuato una sorta di “sciopero del farmaco” in carcere rifiutando di prendere i medicinali salva-vita per protestare contro il trattamento che sta avendo in carcere e contro i ritardi nelle cure. Ora però le sue condizioni di salute sarebbero peggiorate ulteriormente e i familiari chiedono che qualcuno lo aiuti.


Articolo pubblicato il giorno 5 Maggio 2019 - 09:27

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