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Sri Lanka, 290 vittime oltre 30 straniere, i turisti italiani: ‘Chiusi in hotel, vogliamo tornare’



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Delle 290 vittime degli attacchi terroristici di chiese e alberghi nello SriLanka, gli stranieri erano almeno 30, secondo le autorita’ cingalesi: una piccola minoranza, ma provenienti da ben 11 Paesi. Nella confusione dei dati, ma in base ai dati forniti dai governi dei Paesi di provenienza, 8 dei morti venivano dall’India, altri 8 dal Regno Unito, 4 dagli Stati Uniti, 3 dalla Danimarca, cioe’ i tre figli dell’imprenditore dell’abbigliamento Anders Holch Povlsen. Due persone, di cui non sono state fornite le generalita’, sono svizzere, una delle quali con passaporto anche di un altro Paesi, oltre a una terza persona che faceva parte della famiglia delle altre due vittime elvetiche con due diverse nazionalita’, non precisate. Due persone, un uomo e una donna, provenivano dalla Spagna, 2 dall’Australia, 2 dalla Cina. Gli altri morti provengono da Olanda, Giappone e Portogallo. Dai loro profili Facebook, con i passaporti in mano e una guida dello Sri Lanka in bella vista, sabato salutavano l’Italia per quella che doveva essere la loro vacanza di primavera alla scoperta dello Sri Lanka. Da quegli stessi social, non molte ore dopo, hanno dovuto rassicurare amici e parenti che non erano in pericolo di vita, nonostante le drammatiche immagini trasmesse dai telegiornali di tutto il mondo. Giusi Bortone, giovane medico originaria di Camerota (Salerno) ma residente a Parma, era appena atterrata a Colombo in compagnia del fidanzato Federico, ieri mattina, quando all’aeroporto ha preso visione di quello che stava accadendo in citta’. Poi il trasferimento in albergo e il coprifuoco. Raggiunta al telefono dall’ANSA nel pomeriggio di domenica ha fornito la sua testimonianza: “Siamo chiusi in albergo. Poi, una volta cessato il coprifuoco, ci allontaneremo al piu’ presto da Colombo. Siamo spaventati. Siamo arrivati alle 10 e mentre stavamo ritirando i bagagli un ragazzo ci ha informato delle esplosioni. Poi abbiamo visto le immagini dei tg in aeroporto. Siamo partiti da Milano – ha raccontato la dottoressa – e quando siamo arrivati all’aeroporto di Colombo non si respirava aria di terrore, eravamo tutti tranquilli. Pero’ le immagini che abbiamo visto sono state a dir poco terrificanti. E solo allora abbiamo capito la gravita’ della situazione. Una volta arrivati in albergo, non siamo praticamente piu’ usciti”. Parole confermate da quelle di un altro turista italiano in vacanza da quelle parti, l’avvocato fiorentino Roberto Mariotti: “Non possiamo uscire: qui c’e’ il coprifuoco”. Quanto accaduto lui e la sua compagna di viaggio lo hanno saputo dall’Italia. “Eravamo in pullman – racconta – stavamo andando verso una struttura turistica sul mare. A Colombo dovevamo andare tra qualche giorno, ma ora non so se ci riusciremo. Ci hanno detto di non muoverci da qui”. Da Colombo e’ andata via oggi Giusi Bortone per spostarsi a Dambulla, 140 chilometri dalla capitale. “Il viaggio e’ durato oltre quattro ore – racconta – ma non abbiamo trovato posti di blocco o particolari controlli. Per fortuna abbiamo lasciato Colombo. Ieri ci siamo fermati a parlare con alcuni turisti spagnoli che hanno sentito chiaramente l’esplosione perche’ il nostro albergo distava solo 350 metri da uno degli hotel degli attentati. La gente del posto, nonostante tutto, sembra tranquilla. Si respira un’atmosfera irreale tra quello che accade e la percezione che si ha della vicenda. Ancora non sappiamo se proseguire il viaggio o ritornare in Italia. Per ora – spiega – rimaniamo a Dambulla. Soprattutto perche’ tornare ora in Italia vorrebbe dire tornare a Colombo e la Farnesina ci ha allertato su possibili ritardi e disordini in aeroporto. E poi – conclude – avrei paura di tornare ora in quelle zone. Stiamo cercando di metterci in contatto con l’ambasciata italiana per capire come muoverci. Abbiamo anche difficolta’ a usare il telefono in quanto le linee telefoniche sono altalenanti e i social bloccati”.


Articolo pubblicato il giorno 22 Aprile 2019 - 21:52

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