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I pentiti raccontano gli interessi del clan D’Alessandro: 30 indagati. I NOMI

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Castellammare di Stabia. Allargare gli interessi criminali e non occuparsi dello spaccio di droga per il clan D’Alessandro. Estorsioni ad attività commerciali, piccole, medie e grandi, cantieri edili, salumerie, stabilimenti balneari e perfino una tangente del 10% su un atto di vendita di una fabbrica. Le vicende trovano riscontro nei verbali depositati dai collaboratori di giustizia Belviso Salvatore, Vincenzo Polito e Cavaliere Renato che sono agli atti dell’indagine che vende coinvolti 30 indagati. Il 3 aprile scorso il pm Giuseppe Cimmarotta della Dda di Napoli, ha firmato la chiusura indagini. Ed è proprio Renato Cavaliere a dire che “Vincenzo D’Alessandro, dopo la sua scarcerazione, ha deciso che non dovevamo fare la droga ma che dovevamo fare le cose più importanti, cioè gli omicidi e soprattutto le estorsioni (infatti a Castellammare dovevano arrivare gli stanziamenti dell’Unione Europea). Erano Vitiello Antonio, Carolei Paolo e Tore ‘o Zuppo a segnalare i lavori che erano in corso a Castellammare di Stabia. Per segnalare i lavori si rivolgevano, in prima battuta a Ciccio Belviso (morto due mesi fa per una grave malattia) – racconta Cavaliere – che però lì mandava da me ed ero io a prendere i soldi”. I soldi venivano quasi sempre suddivisi per sostenere anche le varie spere che gravavano in seno all’organizzazione criminale. “Ad esempio – dice Renato Cavaliere – se io portavo a D’Alessandro Vincenzo 100mila euro, lui prendeva 50mila per la sua famiglia e dava 50mila euro a me dicendomi che dovevo vedermela io per gli avvocati, per gli affiliati e anche per i ragazzi…”
Ad entrare più nel dettaglio dei fatti è il collaboratore di giustizia Belviso Salvatore. Belviso racconta che un imprenditore, impegnato anche nel settore edile, consegnò una busta contenente poco più di 10mila euro. La somma mensile poteva anche avvenire in più soluzioni a patto che l’intera somma venisse consegnata in un periodo compreso tra il giorno 10 e 15 di ogni mese. “Fino al mio arresto – dice Belviso – l’imprenditore OMISSIS mi ha consegnato ogni mese la somma di 10-15mila euro”. “In un’altra occasione Vincenzo D’Alessandro mi ha mandato a chiedere i soldi a OMISSIS”. In questo caso si tratta di un imprenditore impegnato nel campo della ristorazione. “Io sono andato al ristorante OMISSIS e ho incontrato OMISSIS, il quale si è rifiutato di darmi i soldi richiesti perché aveva dei problemi economici. Sono andato a riferire quella risposta a Vincenzo D’Alessandro, il quale mostrando il suo fastidio, ha detto, riferendosi all’imprenditore, che aveva già versato un importo”. Non solo attività ristorative, c’è anche un piccolo supermercato che versava 1500 euro ogni quattro mesi. “Questa persona – dice il collaboratore di giustizia – aveva sempre consegnato i soldi. Ricordo che a Natale 2008 il proprietario del supermercato mi ha consegnato un cesto all’interno del quale c’era una busta contenente 1500 euro. La somma fu così suddivisa: 400 euro a me, 400 euro a Cavaliere Renato e 300 euro a Lello Romano e 300 euro a Bellarosa Nunzio. I restanti 100 furono impiegati per spese di viaggio”. Anche un grande negozio di elettrodomestici finì nel mirino del clan. Il proprietario fece sapere che “ a livello di soldi non era in condizioni di dare niente e che tuttavia per qualsiasi cosa relativa al magazzino era a nostra disposizione. D’Alessandro Vincenzo – racconta Belviso – mi ha detto di rispondere che a noi non serviva niente. Successivamente, Paoluccio Carolei, mi ha detto che stava bene come stava e che poi ne avremmo parlato, nel senso che avremmo potuto uccidere OMISSIS”. Non solo attività commerciali, anche una tangente del 10% sulla vendita di una fabbrica. Una fabbrica che era stata messa sul mercato al costo di 2milioni di euro. Il proprietario della fabbrica comunicò “che non c’erano problemi e che, quando l’avesse venduta, il 10% quindi circa 200mila euro sarebbero stati nostri”. Le intenzioni del clan erano anche rivolte verso i lidi balneari, soprattutto ai parcheggi. Estorsioni di 10mila euro e gestione dei posteggi per le autovetture. Erano queste le richieste che provenivano da Scanzano. Tutte le cifre venivano consegnate in formula unica o dilazionate ma in un arco temporale ristretto. Sempre in tema spiagge “dopo un incontro in un Hotel– dice il collaboratore di giustizia – relativamente al porto turistico di Castellammare di Stabia […] Vincenzo D’Alessandro mi ha detto che per qualsiasi cosa che riguarda il porto turistico bisognava rivolgersi a tre persone” di cui una occupava un ruolo di rilievo all’interno del Consiglio Comunale di Castellammare di Stabia.

1.continua

GLI INDAGATI

1 D’ ALESSANDRO VINCENZO, dom. a Nuoro

2 CAROLEI PAOLO, detenuto alla Casa Circondariale di Catanzaro,

3 CAVALIERE RENATO,dom. presso il S.C.P.,

4 SOMMA GIUSEPPE

5 PASQUA GENNARO

6 COPPOLA GUGLIELMO

7 BELLAROSA NUNZIO

8 INGENITO VINCENZO

9 ESPOSITO SANSONE ANTONINO

10 OCCIDENTE ANTONIO

11 D’ ALESSANDRO MICHELE di Luigi

12 LUCCHESE ANTONIO

13 AMODIO ESPEDITO

14 MARESCA LUIGI

15 SOMMA GIOVANNI

16 SOMMA GIANLUCA

17 GUIDA DIEGO

18 GARGIULO FERDINANDO

19 D’ALESSANDRO PASQUALE detenuto per altro alla Casa Circ. di Sassari

20 MARTONE TERESA attualmente detenuta agli arresti domiciliari

21 BUONOCORE LORENZO detenuto agli AA.DD

22 AMENDOLA MARIA CONCETTA

23 BELVISO SALVATORE att. dom. presso il S.C.P.

24 BARBA CARMINE irreperibile

25 POLITO VINCENZO

26 POLITO CATHERIN IDA

27 ESPOSITO SALVATORE

28 DE MARTINO ARMANDO

29 AMODIO GIORGIO

30 MASSA MICHELE


Articolo pubblicato il giorno 26 Aprile 2019 - 23:50


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