Nate all’inizio degli anni Duemila, le sigarette elettroniche sono ormai ampiamente diffuse, in Italia e non solo. Il loro successo deriva anche dal fatto di aggirare – sebbene non del tutto – il divieto di fumo nei luoghi pubblici in vigore nel nostro paese. Per molti tabagisti incalliti, spesso passare allo ‘svapo‘, ossia all’utilizzo di una e-cigarette, rappresenta il primo passo per smettere di fumare completamente, tant’è che nei paesi in cui il problema del fumo viene avvertito in maniera più urgente, le sigarette elettroniche vengono considerate come un buon deterrente per chi intende cessare completamente il consumo di tabacco.
È quanto emerge da uno studio condotto in Nuova Zelanda che mostra cosa accadrebbe se il numero di persone che utilizza sigarette elettroniche contenenti nicotina aumentasse rispetto agli attuali pattern di utilizzo. I ricercatori hanno inoltre affermato che i risultati dello studio sarebbero applicabili anche all’Australia poiché, come ha spiegato Tony Blakely, docente dell’Università di Melbourne e uno degli autori principali della ricerca, “Nuova Zelanda ed Australia sono ragionevolmente simili in termini di percentuale di fumatori e malattie legate al fumo“.
Secondo l’indagine, pubblicata da ‘Epidemiology‘, il risultato più probabile di un aumento dell’utilizzo di e-cigarette sarebbe un beneficio per la salute equiparabile all’aggiunta di 19 giorni di salute alla vita di ogni neozelandese. Poiché l’impatto a lungo termine dell’uso delle sigarette elettroniche è ancora incerto, la ricerca quantifica il ‘guadagno’ di “healthy days” in un range che va da due a 37 giorni; in generale, l’impatto complessivo viene considerato positivo sulla base di presupposti altamente realistici.
In aggiunta, lo studio sottolinea come una
maggiore diffusione del vaping - attraverso la liberalizzazione
del mercato delle sigarette elettroniche – porterebbe anche dei benefici di
natura economica: il risparmio sarebbe stato quantificato in 3.Potrebbe interessarti
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Va anche sottolineato come gli autori della ricerca abbia precisato che “l’impatto netto dei prodotti per il consumo di nicotina vaporizzata sulla salute della popolazione e sul sistema sanitario è incerto. Abbiamo ricavato un modello imperfetto degli effetti sulla salute e sui costi della liberalizzazione della nicotina vaporizzata per un paese ad alto reddito come la Nuova Zelanda“. In aggiunta, rispetto all’Australia, dove la commercializzazione delle sigarette elettroniche è soggetta a diversi tipi di limitazioni, la Nuova Zelanda ha di recente rimosso alcune restrizioni, consentendo agli adulti di accedere alla nicotina vaporizzata senza bisogno della prescrizione medica.
I ricercatori hanno inoltre raccomandato che i prodotti per il vaping vengano venduti corredati da consigli qualificati sulle modalità di utilizzo, come ad esempio il miglior tipo di dispositivo e la giusta concentrazione di nicotina. Coral Gartner, ricercatore e professore associato dell’Università di Queensland e coautore dello studio, ha spiegato che “politiche più severe sulle sigarette tradizionali, come ad esempio la riduzione dei punti vendita, potrebbe funzionare in tandem con un più ampio accesso ai prodotti per il consumo di nicotina vaporizzata, così da ottenere il massimo vantaggio dal punto di vista della salute pubblica“. Inoltre, ha sottolineato ancora Gartner, vanno adottate misure che limitino il fenomeno del fumo giovanile tramite determinate restrizioni e una specifica regolamentazione per la distribuzione dei prodotti per lo svapo.
In Italia, così come negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la vendita di sigarette elettronica è più libera. I dispositivi per la vaporizzazione, il liquido e altri accessori possono essere acquistati sia tramite gli store online dei rivenditori specializzati, come ad esempio www.vaporoso.it, presso negozi fisici.





