Si è avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al gip di Napoli Valentina Gallo, l’imprenditore Luigi Scavone, arrestato qualche giorno fa nell’ambito dell’inchiesta del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, (diretto dal colonnello Domenico Napolitano) e della sezione reati economici della Procura partenopea, su una presunta maxi evasione fiscale da 70 milioni di euro che ha conivolto il gruppo Alma spa e numerose altre società. Scavone è accusato di associazione a delinquere finalizzata all’illecita compensazione. “Il dottore Scavone – ha spiegato l’avvocato Maurizio Noviello, che assiste l’ imprenditore – ha preferito riservarsi di chiarire la sua posizione tra qualche giorno, quando sarà presentata tutta l’attività di esecuzione da parte della Procura. E’ nostra intenzione rendere un interrogatorio direttamente ai pm”. Ha invece deciso di rispondere al gip, ai pm e all’avvocato l’ingegnere Francesco Marconi, nei confronti del quale il Tribunale di Napoli ha accordato la misura cautelare del carcere come per Scavone e Francesco Barbarino. “Ha chiarito quella che era la sua posizione nell’ambito della vicenda”, ha detto ancora l’avvocato Noviello che ha voluto anche sottolineare “l’attenzione che l’autorità giudiziaria sta riservando ai dipendenti delle società che costituiscono il gruppo Alma spa e che devono essere tutelati”. Il manager Francesco Marconi, che nell’Alma spa ricopre la carica di amministratore, ha spiegato al giudice e al pm che si è sempre occupato dell’aspetto commerciale e generale della società, come ha spiegato l’avvocato Arturo Frojo, che con Novelli lo assiste: “Marconi teneva sotto controllo il settore del reclutamento, del conservazione e della gestione dei clienti e non degli aspetti fiscali e tributari”. “In sostanza – ha sottolineato l’avvocato Frojo – non faceva parte delle sue competenze poter verificare la veridicità degli aspetti tributari e fiscali dell’Alma spa”. Come Scavone, anche Francesco Barbarino (difeso dall’avvocato Pasquale Coppola) si è avvalso della facoltà di non rispondere. Barbarino è colui che viene definito dal giudice il “deus ex machina” della presunta maxi frode fiscale, insieme con Scavone.
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