"Ci hanno spremuto come i limoni, stiamo scendendo a lavorare solo per pagare gli operai". L'ultima richiesta estorsiva i titolari della famosa pizzeria Di Matteo del centro storico di Napoli, l'hanno avuta il 4 marzo direttamente da Vincenzo Sibillo, il padre dei baby boss Emanuele e Pasquale, che pretendeva 1.500 euro di 'pizzo' come anticipo di quanto ogni settimana i proprietari della pizzeria pagavano alla cosca. "Da quanto?", chiedono i carabinieri che interrogano il titolare. "Da sempre", e' la risposta. In carcere sono finiti i quattro esattori tra i quali il boss che ogni sette giorni ritiravano 100 euro e poi riscuotevano le rate a Pasqua, Natale e Ferragosto. Ad aprile e ad agosto 2.500 euro, mentre a Natale 5 mila euro. Ecco lo scenario nel quale sono poi maturati gli scontri tra il gruppo Sibillo e gli alleati dei Mazzarella che a loro volta vogliono il 'pizzo' dagli esercenti gia' taglieggiati dai Sibillo. Nel decreto di fermo che ha portato all'arresto degli estorsori, a firma dei pm della Dda di Napoli, Urbano Mozzillo e Celeste Carrano, ci sono anche le dichiarazioni dei titolari, che tutti, appena sentiti, raccontano di non pagare, e poi confessano con non poche difficoltà: "Abbiamo timore per la nostra incolumita'".
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Tra gli 13 indagati figurano Nicolas Brunetti, Salvatore Celentano, Ciro Contini, Bruno Esposito, Giuseppe Gambarella, Diego Spagnuolo, Antonio Napoletano, Francesco Pio Corallo, Luca Capuano, (per il gruppo Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo, ex Paranza dei Bimbi) invece per il gruppo dei rivali Buonerba meglio noti come i "Capelloni" l'ordinanza ha colpito Gennaro Buonerba, Salvatore Mazio, Massimo Amoroso e Vincenzo Rubino..






