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Da bambine madri ad aspiranti boss, ecco il docufilm ‘Vite sospese’

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Storie di ragazzi e bambini accomunati da situazioni di marginalita’. Racconti di aggressioni, spaccio, rapine. Da Palermo a Milano, da Trieste a Napoli passando per Roma poverta’, violenza, pregiudizi, mancanza di istruzione. E’ l’inchiesta “vite sospese”, di Floriana Bulfon, con la regia di Ivan Corbucci, realizzata in collaborazione con UNICEF Italia. Il docufilm e’ stato presentato oggi a Roma alla presenza anche di studenti di una classe del liceo Augusto. Un’inchiesta che ha messo in luce ragazzini in guerra tra loro per pochi spiccioli e un futuro da boss, bambine gia’ madri in cerca d’aiuto, altre pronte a vendere il proprio corpo per un vestito firmato. Invisibili nascosti nei sottopassi delle citta’, dai quartieri ghetto a quelli residenziali, un viaggio nei sogni infranti di un’infanzia negata. “La strada m’ha imparato che pure se sto da sola non sto sola”, ha raccontato una 17enne romana che aspetta una bambina. Carlo, invece, in meno di due anni ha costruito una rete di spaccio a scuola: “Non e’ solo questione di soldi, sapere che dipendono da te ti fa sentire qualcuno”. Ad intervenire alla presentazione dell’inchiesta, tra gli altri, il presidente di Unicef Italia Francesco Samengo, il direttore generale Paolo Rozera, il direttore de L’Espresso Marco Damilano e il capo della polizia Franco Gabrielli che ha sottolineato: “Vite sospese lascia una speranza, ma che interroga ognuno di noi. Noi come istituzioni dobbiamo farci carico di questi problemi e fare rete. Molte di queste saranno realisticamente vite perdute, ma se c’e’ una per cui ci sara’ un riscatto ne sara’ valsa la pena”.

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