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Rifiuti nucleari, la profezia del pentito Schiavone: “Gli abitanti di Caserta rischiano tutti di morire di cancro”

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“Gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno, rischiano di morire tutti di cancro entro 20 anni, avranno forse 20 anni di vita, non credo che si salveranno”: venti anni fa Carmine Schiavone, il pentito della camorra e cassiere del clan dei Casalesi consegnò ai magistrati questa fatale dichiarazione. Una previsione che oggi, vent’anni dopo, non è assolutamente lontana dalla realtà. La polemica degli inceneritori che tiene banco in questi giorni con al centro gli sporgenti del Governo gialloverde non può che portare a riconsiderare quanto la Campania e la terra dei fuochi siano state fin troppo martoriate e sfruttate dalla camorra per un business milionario organizzato sulla pelle degli abitanti di quelle zone. Carmine Schiavone fu uno dei primi a parlare di scorie nucleari e fanghi che arrivano in provincia di Caserta dalla Germania o dall’Italia: “sui camion dalla Germania”, “in cassette di piombo da 50”. E poi c’erano anche i “fusti che contenevano toluene, provenienti dalla fabbriche della zona di Arezzo” e quelli che arrivavano da Milano, Massa Carrara, Genova, La Spezia: “molte sostanze tossiche come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti dalle concerie”. Prima di Schiavone un autista al soldo dei clan raccontò una strada storia che alla luce di quanto accaduto dopo dà l’idea di come la Campania sia diventata una grande discarica. Mario Tamburrino, questo il nome di quell’autista, si presentò alla clinica pineta grande di Castelvolturno dicendo di aver avuto un fortissimo abbassamento della vista dopo aver scaricato in una cava a Sant’Anastasia 158 bidoni di scorie tossiche provenienti dalla ‘Ecomovil’ di Cuneo. Carmine Schiavone, cugino di Francesco detto Sandokan, però raccontò particolari inediti che solo chi viveva nel cuore del clan dei Casalesi poteva sapere. Lo stesso procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho che a partire dal 1993 seguì le sue dichiarazioni ebbe a dire che le rivelazioni del pentito furono fondamentali. “La sua collaborazione fu fondamentale – ha rivelato vent’anni dopo, quando Schiavone morì – fu il primo esponente del clan ad aprire uno squarcio sul sistema criminale dei Casalesi. E grazie a lui scoprimmo che il clan controllava ogni attività economica nel casertano”. Tra queste lo smaltimento illegale dei rifiuti era una delle principali. La politica lo scopri’ nel 1997, quando Schiavone depose alla commissione d’inchiesta sul ciclo dei Rifiuti; un verbale desecretato solo nel 2013 e che contiene quelle che De Raho defini’ “dichiarazioni choc”, un racconto dettagliato di come furono avvelenati quei territori. Oltre ai classici business come estorsioni e droga i Casalesi fecero tanti soldi con la monnezza. “Per l’immondizia – disse Schiavone – entravano 100 milioni al mese, poi mi sono reso conto che il profitto era di almeno 600-700 milioni al mese”. Grossi guadagni ma anche grandissimi rischi per la salute dei cittadini: “dovrebbero esserci anche rifiuti radioattivi, collocati in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba”. Il pentito raccontò che l’interramento dei rifiuti tossici andava avanti dagli anni ’80 rifiuti interrati fino a 20-30 metri di profondità ma limitrofi alle falde stesse. Rifiuti tossici anche per riempire gli scavi realizzati per la costruzione della superstrada Nola-Villa Literno o il raddoppio della Roma-Napoli ‘nelle cave e nelle vasche ittiche’. Secondo Schiavone in Campania sono interrate ‘milioni e milioni di tonnellate di rifiuti tossici’ e ‘gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno, rischiano di morire tutti di cancro entro 20 anni, avranno forse 20 anni di vita, non credo che si salveranno’, disse il pentito venti anni fa.


Articolo pubblicato il giorno 18 Novembre 2018 - 19:52

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