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Peppino Impastato - breve cronistoria scritta dal professore Giuseppe Cacciatore.
Peppino Impastato, ucciso due volte, prima dalla lupara mafiosa del clan Badalamenti, poi dai depistaggi e dall’inefficienza sospetta di polizia e magistratura. Un giovane eroe dei nostri tempi che ha combattuto a viso aperto e senza tentennamenti la piovra mafiosa. Egli fin da giovanissimo, a diciassette anni, abbracciò la causa della sua gente di Sicilia e si impegnò in una vera e propria lotta di liberazione della sua gente dalla cappa democristiana e dai suoi torbidi legami con la mafia. Sono tanti gli episodi del suo intenso e purtroppo breve impegno politico: dall’iscrizione al Psiup, alla fondazione di un giornale ciclostilato L’idea socialista sul quale uscì un titolo che era una aperta sfida a quei poteri mafiosi e politici che lo avrebbero vigliaccamente ucciso: La mafia è una montagna di merda. Più tardi avrebbe fondato anche Radio Aut per denunciare quotidianamente i delitti e le collusioni affaristiche della mafia con la DC e i suoi partiti satelliti. Il suo spirito libertario lo indusse ad aderire a Lotta Continua, spinto dal convincimento (era il post 68) che solo l’alleanza movimenti giovanili-operai potesse costituire un baluardo contro le commistioni tra politica corrotta e mafia. Qualcuno giustamente ha paragonato Peppino Impastato a Che Guevara, giacché di quest’ultimo aveva lo stesso impavido coraggio nel denunciare e combattere a viso aperto e senza indietreggiare i mafiosi, i corrotti, i collusi. Quando in un volantino definì Badalamenti “Viso pallido esperto in lupara e traffico di eroina” fu decisa ed eseguita la sua condanna a morte. Fu eletto e nominato post mortem consigliere comunale di Cinisi per la lista di Democrazia Proletaria con 260 voti.
Quarant'anni dopo Peppino Impastato. La lotta allo mefie e alle camorre oggi
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