Pagani. Condizioni disumane in carcere: scarcerazione anticipata per il boss Francesco Fezza. E’ quanto ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Spoleto accogliendo il ricorso dei difensori del 31enne di Pagani, nipote del capo clan Tommaso Fezza. Francesco Fezza, sconterà 149 giorni di carcere per aver trascorso un periodo di detenzione ‘inumana e degradante’ nella casa circondariale di Fuorni, prima di essere trasferito in regime di 41 bis nel carcere di Spoleto. Avrebbe finito di espiare la pena nei primi mesi del 2019, ma a breve – se non ci sarà una maxi condanna (21 anni la richiesta del pm ) nel processo Taurania revenge – potrebbe uscire anticipatamente dal carcere.
Fu arrestato il 6 novembre del 2009 con l’accusa di aver ucciso il tunisino Mohamed Aziz e Alessandro Cascetta e poi assolto dopo un lungo processo, e colpito da un’ordinanza della Dda di Salerno per traffico di stupefacenti e associazione per delinquere. E in quel periodo fu detenuto a Fuori in condizioni che secondo la Corte Europea dei diritti dell’uomo erano disumane e degradanti: per 1.493 giorni fu ristretto in celle di 23 e 20 metri in cui lo spazio disponibile era al di sotto dei 3 metri quadrati, in violazione dell’articolo 3 della convenzione europea per i diritti dell’uomo. Una condizione che gli varrà uno sconto di pena di 149 giorni se non arriverà la maxi condanna per traffico di droga nell’ambito del processo Taurania Revenge nel quale è imputato insieme ad esponenti del clan D’Auria Petrosino-Fezza.
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