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Frode fiscale: non luogo a procedere per Dell’Utri

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“Difetto di estradizione”. È questa la formula utilizzata dai giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno prosciolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri, finito a processo per bancarotta e per una presunta frode fiscale da 43 milioni di euro di Iva nell’ambito di operazioni di vendita di spazi pubblicitari per le reti Mediaset. I difensori dell’ex senatore di Forza Italia, Francesco Centonze e Francesco Bordiga, hanno contestato la mancata richiesta di estradizione di Dell’Utri, che era stato arrestato in un hotel di Beirut, in Libano, il 12 aprile del 2014 dopo che la Cassazione lo aveva condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Pena che Dell’Utri, dopo un periodo di detenzione, dal luglio scorso sta scontando ai domiciliari dato che le sue condizioni di salute “non sono più compatilibi con il carcere”.In primo grado l’ex senatore azzurro, tra i fondatori del partito insieme a Silvio Berlusconi, era stato condannato dal gup di Milano Maria Carla Sacco a 4 anni con rito abbreviato.Secondo la ricostruzione della Procura, Dell’Utri, in qualità di ex presidente di Publitalia 80, con la complicità di altre persone, nel periodo che va dai 2005 al 2011, avrebbe frodato l’erario non versando l’Iva per oltre 43 milioni di euro. Si tratterebbe di una sorta di frode ‘carosello’ realizzata attraverso gli spazi commerciali venduti dai concessionari Publitalia 80 per le reti Mediaset e da Sipra per le reti Rai (che non sono indagate) con l’interposizione di società “cartiere” e tramite l’emissione di fatture inesistenti per circa 258 milioni.I difensori di Dell’Utri hanno rilevato come al loro assistito non sia mai stata notificata la richiesta di estradizione dal Libano anche per i fatti al centro di questo processo, anteriori rispetto alla sentenza della Cassazione. Un vizio procedurale che era sfuggito sia alla Procura che al giudice Sacco nel corso del processo di primo grado.Per la difesa, però, la mancanza dell’autorizzazione vizia l’intero processo. Inutile il tentativo del sostituto Pg, Celestina Gravina, di salvare il procedimento citando la riforma Orlando e chiedendo tardivamente un’estensione dell’estradizione anche per il processo milanese all’ex senatore. La seconda Corte d’Appello, presieduta da Guido Brambilla, ha deciso invece per il proscioglimento.Di recente anche un altro processo milanese a carico di Dell’Utri, appassionato bibliofilo e collezionista di volumi rari, si è concluso con un’archiviazione firmata dal gup Anna Laura Marchiondelli, quello relativo all’accusa di ricettazione di una quarantina di libri antichi. Nel 2015 i volumi, custoditi in parte nella Fondazione Biblioteca di via Senato, a Milano, di cui Dell’Utri era presidente e in parte in un caveau in via Piranesi, di proprietà della società Open Care, erano stati sequestrati dai carabinieri del nucleo per la tutela patrimonio artistico. L’ultimo volume che mancava all’appello, una preziosa copia dell’Utopia di Tommaso Moro del 1538, è stato ritrovato a gennaio. L’inchiesta era nata nel 2012 a Napoli: la procura indagava sul saccheggio della storica Biblioteca dei Girolamini dove erano scomparsi migliaia di libri anche di enorme valore. Una quarantina di quei volumi erano entrati in possesso proprio di Dell’Utri.

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