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Torre del Greco, fabbro ucciso per errore: condanne ridotte in Appello al boss Tutti e a uno dei killer

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Ma il killer del di Torre del Greco sbaglio’ persona e il 26 settembre 1998 uccise per errore Vincenzo Cardone, 23 anni, che assomigliava al reale obiettivo del raid, un affiliato dei Chierchia di Torre Annunziata. Questa mattina la Corte d’assise d’appello di Napoli ha ridotto la pena dai 30 anni inflitti ai 20. Imputati sono il boss mandate, Sebastiano Tutti, difeso dall’avvocato Leopoldo Perone, e uno dei sicari, Antonio Scognamiglio, difeso dall’avvocato Antonio Del Vecchio. Uno dei sicari, Antonio Mennella, lo scorso anno ha deciso di pentirsi e ha raccontato ai pm tutte le fasi dell’agguato che e’ rimasto senza alcun colpevole per oltre anni. Sebastiano Tutti aveva chiesto ad Antonio Scognamiglio di vendicarlo, e questi tento’ di farlo insieme ad Antonio Mennella, che sparo’ tre colpi di pistola. Cardone era del tutto estraneo agli ambienti criminali ma venne scambiata per una persona appartenente al clan avversario, ritenuto coinvolto nell’omicidio di Santo Tutti avvenuto una settimana prima. A indurre in errore i killer, il fatto che avesse aveva lo stesso motorino e frequentasse gli stessi ambienti dell’uomo che doveva essere ucciso. Santo Tutti era stato vittima di un ‘commando’ di quattro persone armate che gli spararono mentre era seduto in un ristorante della cittadina vesuviana. Pe il fratello Sebastiano, allora elemento di spicco del clan Falanga, a fornire appoggio ai sicari e ad aiutarli nella fuga era stato un affiliato dei Chierchia di cui voleva la morte. La vittima designata fino a pochi minuti prima dell’agguato del 26 settembre di 18 anni fa aveva utilizzato il motorino dell’incensurato che fu ucciso al posto suo, visto dai killer proprio in sella a quello scooter, nei pressi del bar di Torre del Greco frequentato dal vero bersaglio e pure di spalle.

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nella foto Antonio Scognamiglio e Sebastiano Tutti)


Articolo pubblicato il giorno 27 Settembre 2018 - 17:21


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