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Caserta, controlli contro il caporalato: sanzioni per 650mila euro

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Durante il periodo estivo i carabinieri del Nil – Nucleo ispettorato del lavoro e l’Ispettorato territoriale dei lavoro di Caserta pianificano una serie di attività a contrasto del caporalato. Da giugno ad oggi, avvalendosi del supporto dell’Arma territoriale, in particolare le compagnie di Casal di Principe e Mondragone, sono stati effettuate 27 ispezioni tutte sui campi, dove sono stati trovati al lavoro 97 braccianti. Di questi 71 sono risultati completamente in ‘nero’, unitamente a 12 migranti risultati irregolari sul territorio nazionale (73% della forza lavoro controllata). Sono stati adottati 11 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e contestate 28 violazioni prevenzionistiche e conseguentemente denunciati 11 datori di lavoro.Sono 4, invece, le persone denunciate per aver impiegato braccianti privi di permesso di soggiorno. Complessivamente sono state contestate sanzioni amministrative e penali ammontanti a 650mila euro. “Il fenomeno è attentamente monitorato dalla prefettura con la quale l’Arma e l’Ispettorato del lavoro si muovono in totale sintonia. Prima di entrare nel dettaglio dei servizi ad oggi effettuati, ed i risultati conseguiti, è opportuno spendere qualche parola su come tale fenomeno si evolve in provincia di Caserta. La realtà, è bene chiarirlo, non ha paragoni con quanto, in particolare, avviene nel foggiano, dove frequenti sono gli episodi di sfruttamento vero e proprio dei lavoratori – si legge in una nota del Comando carabinieri per la tutela del lavoro -. Il contesto locale è caratterizzato da un largo uso dell’intermediazione illecita di manodopera che il legislatore punisce con una semplice sanzione amministrativa”. Tale attività è gestita prevalentemente da bulgari la maggior parte dei quali è residente a Mondragone. Questa comunità, dopo quella italiana, è quella più numerosa presente sul territorio e rappresenta circa il 22% della popolazione, a seguire quella ucraina con il 15% e quella rumena 12%.Tale riscontro è confermato dalle ispezioni dove i cittadini di queste tre comunità sono prevalentemente impegnate in agricoltura. Del tutto scomparsa, se non ai minimi termini, la manodopera extracomunitaria di origine africana che si sposta prevalentemente nel foggiano. “L’utilizzo illegale di manodopera assume la fattispecie penale allorquando è strettamente collegata ad episodi di sfruttamento della manodopera – continuano i carabinieri -. Tale contesto, e qui nascono i problemi, è difficile provarlo in quanto, già precedentemente addestrati, i lavoratori trovati sui campi sentiti dai carabinieri e ispettori del lavoro riferiscono di essere al primo giorno di lavoro e di non aver pattuito ancora la retribuzione. A prelevare poi i lavoratori dai ‘punti di ritrovo’ sono gli stessi datori di lavoro o operai regolarmente assunti”. Spiegano ancora i carabinieri del Nil: “Viene a cadere quindi non solo l’ipotesi di caporalato ma anche quella di intermediazione, visto che manca la terza figura (il caporale) per poter configurare tale ipotesi. Comunque, allo scopo di rendere più pregnante l’attività i militari del Nil, oltre alle contestazioni della ‘max-sanzione per lavoro nero’, stanno adottando per le aziende irregolari il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale che se non revocato, con la regolarizzazioni dei dipendenti irregolari, può avere notevoli ripercussioni soprattutto in tema di concessione di fondi comunitari”. L’azienda inadempiente è infatti inserita in una ‘black list’ nazionale. Il datore di lavoro, inoltre, viene denunciato all’autorità giudiziaria per inosservanza della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Non solo un contesto di natura amministrativa, quindi, ma anche di natura penale.


Articolo pubblicato il giorno 21 Agosto 2018 - 15:33
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