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Terrorista preso a Napoli: il nome di battaglia era “Abou Lukman”

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Napoli. Non risulta avesse ricevuto l’ “attivazione” il soldato dell’Isis, Sillah Osman, gambiano di 34 anni fermato mercoledi’ scorso a Napoli nel corso di un blitz antiterrorismo di polizia e carabinieri, ciononostante il suo profilo psicologico e la sua instabilita’ emotiva hanno tenuto in apprensione le forze dell’ordine che proprio per questo motivo lo tenevano costantemente d’occhio. Al termine dell’addestramento in Libia e del giuramento al sedicente Stato Islamico, e’ emerso dalle indagini de Ros e della Polizia di Stato, gli era stato anche imposto il nome di battaglia, “Abou Lukman”. Determinante, per “stanare” Sillah, e’ stata la collaborazione di Alagie Touray, il connazionale di 21 anni preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano. Touray (che invece era stato “attivato” per lanciarsi sulla folla a bordo di un’auto), dopo essersi comportato nei confronti degli inquirenti italiani esattamente come impone il manuale dell’Isis, ha iniziato a collaborare consentendo di delineare precisamente il profilo di Sillah e ai “crociati” (cosi’, nel numero 130, la rivista Al Nabah dell’Isis ha definito gli investigatori italiani che avevano arrestato Touray, ndr) ha dato importantissime informazioni individualizzanti di Sillah (in possesso di un titolo di soggiorno provvisorio con scadenza nel 2019 e richiedente di essere ammesso a un progetto Sprar) come, per esempio, l’uso – quasi esclusivo – di calzoncini corti, la forte divaricazione degli incisivi, la passione per la musica reggae e il modo di camminare. Nel Cara di Lecce gli investigatori sono anche riusciti a installare una videocamera che lo ha registrato mentre simula un’azione violenta mimando l’uso di un mitra.

“E’ un’indagine senza precedenti”. Cosi’ il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, il direttore della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione Lamberto Giannini e il comandante del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri generale Pasquale Angelosanto, hanno definito l’attivita’ investigativa che ha consentito di individuare e fermare Sillah Osman, 34 anni, il gambiano fermato a Napoli con l’accusa di essere un soldato del sedicente Stato Islamico. Sia Sillah che Alagie Touray, l’altro gambiano preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano, ha detto il generale Angelosanto, “sono risultati soldati dello Stato Islamico”. Nei confronti dei due presunti terroristi, ha detto ancora Angelosanto, “abbiamo raccolto notizie e dati investigativi che ci hanno consentito di definirne il percorso e il profilo psicologico, documentato da una serie di accertamenti nei centri di permanenza”.

“Non stava preparando attentati in Italia ma dalle indagini e’ emerso che c’era un progetto importante che, verosimilmente, doveva essere eseguito in altri Paesi europei”. Lo ha detto il comandante del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri Generale di Brigata Pasquale Angelosanto, a margine dell’incontro nella Procura di Napoli convocato per illustrare i dettagli dell’arresto di Sillah Osman. Nel corso dell’incontro il procuratore dei Napoli, Giovanni Melillo, ha annunciato che nei prossimi giorni ci saranno riunioni e contatti con inquirenti francesi, spagnoli e tedeschi durante i quali saranno trasferite le informazioni acquisite nel corso dell’attivita’ investigativa.


 

 


Articolo pubblicato il giorno 25 Giugno 2018 - 18:27

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