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Scafati, la Dda chiude le indagini per gli ’emergenti’ del clan Matrone

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La Procura Antimafia di Salerno con i pm Giancarlo Russo e Silvio Marco Guarriello ha depositato la chiusura delle indagini a carico di Peppe Buonocore, genero del boss di Scafati, Franchino Matrone ‘a belva, e altri 11 indagati. Si tratta di Francesco Berritto, Vincenzo Muollo, Pasquale Palma di Torre Annunziata, Nicola Patrone, residente a Giugliano in Campania, Elvira Improta, Vin­cenzo Nappo, detto ‘o nonno, Giovanni Barbato Crocetta, Antonio Palma di Boscoreale e Mar­cello e Pasquale Panariello, figli di Improta. Ri­schiano il processo con le accuse di estorsione aggravata dal metodo mafioso (caduta nei giorni scorsi al Rie­same). Il blitz risale allo scorso 9 maggio quando ci furono 4 ar­resti in carcere (confermati dal Riesame) e due ai domici­liari. Per l’Antimafia rispon­dono di concorso in tentata estorsione aggravata, reati in
materia di armi e stupefa­centi, danneggiamento e ricet­tazione, tutti commessi con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso e per agevo­lare sodalizio di tipo mafioso.
L’operazione era scattata in se­guito agli attentati ad attività commerciali commessi anche mediante l’uti­lizzo di ordigni esplosivi a Scafati a partire dal giugno 2017. Appurata la responsabilità degli indagati per tre tentativi di estorsione avve­nuti tra i mesi di agosto e dicembre dello scorso anno ai danni di un imprenditore del­l’area scafatese. Avevano tentato le estorsioni facendo riferimento all’appartenenza al clan Matrone di Scafati, ostentando la disponibilità e utilizzando armi e materiale esplosivo. Nel corso delle indagini erano state sequestrate armi da sparo e ordigni esplosivi di fattura artigianale classificati come micidiali nonché un chilo di sostanze stupefacenti.Tra i vari atten­tati contestati, quello nei confronti dell’inse­gna dei Roxe Legend Bar di via Melchiade di proprietà della famiglia Buonocore. un altro davanti al centro scommesse di via Martiri d’Ungheria “Fly Play”. E ancora, colpi di pistola calibro 7,65 nei confronti del bar La Dolce Vita di Giuseppina Generali, moglie di Dario Spi­nelli (ora pentito) per finire ad agosto 2017 quando finirono nel mirino la pescheria Acqua e Sale di via Montegrappa (a commettere l’atten­tato furono per gli inquirenti i fratelli Pana­riello) il negozio di parruccheria Nico Style di Ni­cola Tamburo. L’Antimafia nella sua conclusione indagini ha anche contestato la lettera dal carcere che Panariello spedì al fratello nella quale sarebbe emersa la volontà del detenuto di far scomparire la pistola servita per l’attentato al ristorante pescheria. A di­cembre, poi, l’estorsione al ta­baccaio ad opera di Barbato Crocetta. Secondo gli inqui­renti le azioni criminose erano state ordinate da Peppe Buonocore il quale, proprio ai giudici del Riesame di Salerno, ri­badì di non essere artefice di nessun clan. E quel Tribunale confermò che nelle azioni delit­tuose non c’era agevolazione mafiosa. Ma per la Dda non è così. Tra i difensori ci sono Mas­simo Autieri e Stella Criscuolo per Peppe Buo­nocore, Gennaro De Gennaro per Barbato Crocetta, Pasquale Panariello e Antonio Palma, Stefania Pierro per Francesco Berritto e Mas­simo Torre per Vincenzo Nappo.


Articolo pubblicato da La Redazione il giorno 12 Giugno 2018 - 09:50

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