foto archivio
Secondo quanto si apprende dalla Polizia le indagini sul caso dell’ambulanza di Napoli – secondo quanto denunciato da operatori sanitari assaltata con un palo di ferro lo scorso 12 maggio – si stanno orientando concretamente sulla natura accidentale e non dolosa dell’incidente. Stamattina il quotidiano La Repubblica, nelle pagine dell’edizione napoletana, aveva ipotizzato che l’ambulanza fosse stata colpita da un paletto che aveva divelto. Il sindaco si rivolge al Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli: “Fermo restando – ha detto, a margine del Comitato per l’ordine pubblico sulla movida cittadina che si e’ tenuto stamani in Prefettura – che affermare in generale che Napoli e’ come Raqqa e’ un’offesa inaccettabile, sia perche’ si manca di rispetto nei confronti di una citta’ che e’ stata distrutta da una guerra, dal terrorismo, dall’Isis, e conta decine di migliaia di morti, sia perche’ si offende Napoli con un’offesa inqualificabile”. “Nello specifico – prosegue – a differenza di altri, voglio esprimere su questa vicenda dell’ambulanza vicinanza a tutti i medici e gli infermieri che spesso quotidianamente sono costretti a stare in prima linea su situazioni complicate e mi chiederei che fine hanno fatto i soldi spesi per la sicurezza dei pronto soccorsi, dove e’ finita la vigilanza e dunque mi concentrerei forse su questo per tutelare medici e infermieri in prima linea cui va la nostra solidarieta'”. “Bisogna stare attenti – sottolinea de Magistris – una frase del genere e’ andata in apertura sui principali tg del Paese. E quindi e’ un danno, e quando i danni sono gravi si puo’ anche essere chiamati a risarcire, specie quando non arrivano le scuse. Per cui ci aspetteremmo, sarebbe un gesto di onesta’ intellettuale, che una volta accertata la verita’ sui fatti dell’ambulanza si chieda scusa non a de Magistris ma alla citta'”. “E’ stata una frase infelice – conclude il sindaco partenopeo – ma dopo che abbiamo la certezza che non e’ stata un’aggressione, chi rappresenta una certa categoria per evitare di trascinarla in una frase infelice, ci attendiamo si scusi”.
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